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Il colpevole

È caduta una funivia, sono morte 14 persone, c’è un solo sopravvissuto, un bimbo che ancora lotta per non morire, è una tragedia che ha distrutto famiglie, stroncato vite di persone innocenti, che andavano a godersi la montagna nella prima domenica di libertà dopo la lunga parentesi dei  lockdown . Ce n’è da rimanerne annichiliti. Questi accadimenti colpiscono tutti, nel profondo, perché tutti ci rendiamo immediatamente conto della spietata casualità del destino e di come la vita di ognuno dipenda spesso da eventi che sono assolutamente al di fuori del suo controllo. Crolla un ponte, cade un aereo, affonda una nave, cose che mai e poi mai dovrebbero accadere, ma accadono. Perché un ponte non deve crollare, un aereo cadere, un nave affondare. L’eco della notizia è subito vasta, profonda. E non potrebbe essere altrimenti. Ma purtroppo non finisce qui, col dolore ed il cordoglio: sui mezzi di informazione e sui social ecco farsi strada, inesorabile, l’anatema che non può mancare:  “Qualcu

I dolori del giovane Letta

Improvvisamente il PD di Enrico Letta scopre l’impellente necessità di dimostrare di essere “di sinistra”. Come se la compresenza nella stessa maggioranza con Matteo Salvini rendesse obbligatorio prenderne le distanze, sempre, immediatamente, a tutti i costi. Casomai qualcuno si confondesse … Come se questa occorrenza (il governo di unità nazionale) fosse un peccato da farsi perdonare agli occhi di un ipotetico, mitico e fluttuante elettorato “di sinistra”, elettorato che a suo tempo non esitò a votare cinquestelle, e solo perché questi sbraitavano contro “la casta” (una sola, mica le tante caste italiane …) e mandavano tutti affanculo; cosa che, si sa, è profondamente e storicamente connaturata al pensiero ed alla cultura “di sinistra”, da Gramsci in poi … Ecco quindi che si innalzano le bandiere delle proposte identitarie (peraltro tutte rispettabilissime): “ius soli”, voto ai sedicenni, ddl Zan, ... Salvini spara la “flat tax”, il PD la tassa di successione. Botta e risposta. Non vo

Un sogno

Sto per affrontare un argomento molto delicato, e lo faccio in modo poco consueto, forse anche inopportuno e politicamente scorretto. La questione israelo-palestinese, per come essa si presenta a tutt’oggi, è semplicemente irrisolvibile. Non vedo infatti (ma non è solo un mio problema ottico) in nessuna delle parti in causa, direttamente o indirettamente, alcuna intenzione di avviare una possibile e realistica risoluzione, o almeno un appianamento, del conflitto. La storia di  “due popoli, due Stati”  è palesemente irrealistica: se ne parla da decenni e non si è mai trovato il modo di renderla possibile. E così, a scadenze più o meno periodiche, assistiamo ad esplosioni di violenza da entrambe le parti, e non credo sia molto utile star lì a cercare di discernere chi abbia cominciato prima, chi sia più spietato, chi abbia qualche ragione o torto in più. Impresa complicata e soprattutto inutile. Certamente, la destra israeliana al potere è aggressiva e molto poco propensa al dialogo, cos

Autogrill

  Mi ero ripromesso di non intervenire sul caso Renzi-Report: troppo pacchiana era la provocazione, troppo evidente la strumentalità degli attacchi, dei servizi, del modo con cui questa vicenda è stata portata all’attenzione dell’opinione pubblica, per di più attraverso la televisione pubblica (per quanto totalmente appaltata a Lega e Cinquestelle). Adesso però comincia ad emergere una possibile “altra” verità, che il battage montato da Sigfrido Ranucci e sodali aveva camuffato, e che ribalta totalmente la lettura della vicenda, rendendola vieppiù interessante. È risultato evidente fin da subito come il presunto scoop di Report fosse mirato a colpire il bersaglio Renzi, autentico punching-ball della politica italiana, a spargere un alone di mistero sul suo operato ed indirettamente a corroborare la tesi che la crisi del governo Conte e l’arrivo di Draghi fossero frutto di chissà quale macchinazione di poteri oscuri, segreti, e ovviamente molto “forti”. Insomma, la tesi di Travaglio e d

Il tondo e il quadro

“Chi nasce tondo non diventa quadrato.” La vecchia saggezza popolare ben descrive il neo Segretario del PD Enrico Letta. Chi pensava che sette anni di esilio a Parigi, in ambiente accademico, a contatto con giovani virgulti della politica francese, avrebbe modificato i cromosomi dell’uomo, deve purtroppo per lui ricredersi. Enrico Letta rimane il solito inconcludente, irresoluto, indeterminato pseudo-leader che avevamo conosciuto circa un decennio fa. Allora spese quasi un anno di governo senza ottenere alcun risultato tangibile (anzi no, fu l’ultimo a far aumentare l’IVA, dal 21% all’odierno 22%), in perenne procinto di avviare cose che non si avviavano. Come dimenticare la pletorica Commissione dei 35 Saggi che doveva formulare proposte per la riforma della Costituzione, inclusa la modifica dell’art. 138, ovvero delle regole per modificarla. Un’operazione di estrema pericolosità, un grimaldello, una vera bomba istituzionale che fortunatamente non fu innescata né tantomeno fatta brill

Lo sterco del diavolo

La recente presa di posizione dell’amministrazione Biden sui brevetti dei vaccini (possibile sospensione della loro validità per permettere la produzione di vaccini anche ad aziende diverse) ha dato la stura ad una serie infinita di reazioni, che vanno da un’attenta analisi delle ragioni geopolitiche del gesto (che ci sono e sono abbastanza evidenti) ad un autentico sciocchezzaio di tardo, molto tardo, sessantottismo di ritorno. Affermazioni tipo  “superare la logica del profitto” , da chiunque esse vengano, fosse anche il Papa, sono segno di pericolosa immaturità politica, di totale ignoranza su come funzioni il mondo e soprattutto dei motivi per cui funziona così. Mi spiego: considerare il “profitto” un frutto del demonio, un’espressione di ingordigia, un nemico della democrazia ed un pericoloso movente delle peggiori nefandezze. è tipico di una certa cultura antagonista, che per molti decenni ha riscosso grande popolarità. Ma non per questo essa aveva un senso reale. Il “profitto” è

Qualcuno era comunista ...

Qualcuno era comunista. Punto. Anche più di qualcuno, e i perché, e i percome, sono stati mirabilmente descritti da Giorgio Gaber e Sandro Luporini quasi trent’anni fa come pure, più analiticamente, da Toni Capuozzo e Vanni De Lucia nel bel documentario in due puntate, trasmesso giorni fa da Focus TV (e dobbiamo pure ringraziare Mediaset …). E’ Storia ormai, per tanti è storia vissuta, gioventù, profumo di libertà, sogno di un mondo migliore, e tante altre cose, non sempre e non tutte memorabili, anzi molte proprio indigeribili. Dovremmo a questo punto riuscire a guardarle con un certo distacco, tenendo separati gli aspetti emotivi da quelli strettamente politici. Dovremmo. Ma è evidente che è difficile, che per tanti la nostalgia di quella formidabile comunità, ormai irrecuperabile nel tempo, si mescola con le analisi politiche di settant’anni e più. E rende difficile guardare avanti. C’era una volta il comunismo, e prima ancora c’era anche il Sacro Romano Impero: scusate, non è una b

Il futuro che ci attende

  Cominciamo dal fondo. Il PNRR appena consegnato a Bruxelles ha una conclusione prefissata al 2026. Da ora fino ad allora bisognerà eseguire e portare a termine con diligenza e precisione tutti i progetti (e sono tanti) che sono stati presentati. Tutto questo mentre il debito pubblico assurgerà a vette mai viste prima (ben oltre il 160% del PIL), mettendo l’Italia in una posizione di estrema debolezza ed esposizione verso i mercati, che nel frattempo avranno (bontà loro!) trovato conveniente scommettere sulla capacità dell’Europa intera, e non solo nostra, di fare fronte al suo primo debito comune. È facile immaginare che qualsiasi accenno di défaillance delle nostre prestazioni creerà fortissime tensioni con tutti gli altri Paesi europei e con i mercati finanziari. Una situazione potenzialmente molto, ma molto, pericolosa; addirittura esplosiva, inutile fare finta di nulla. Come è inutile negare che la presenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi, checché ne dicano Travaglio e le inconso

Vendetta o giustizia?

In un articolo su Il Foglio , Adriano Sofri pone allo Stato italiano (ed anche a quello francese) la domanda retorica:  “e adesso che ve ne fate?” . La domanda può avere un qualche valore letterario, ma non ha alcun valore civile. Adriano lo sa bene, perché lui la sua pena, pur dopo infiniti, discussi e tormentati processi, l’ha scontata, secondo la legge, ed ora è un autorevole e stimato opinionista. Lo Stato, dei condannati, se ne fa quello che deve: assicura, seppur con grave ritardo, che pene per reati gravissimi, comminate in via definitiva, vengano scontate, con tutte le garanzie previste dalla legge, comprese quelle sulla funzione rieducativa, funzione intrinseca al concetto stesso di pena non vendicativa. Lo Stato ha infatti il diritto di comminare pene per i reati commessi ed il fatto che le pene vengano scontate secondo la legge è parte integrante della funzione sociale della pena stessa. Nessuno degli arrestati molto probabilmente, ed anche giustamente, farà un solo giorno d

Quel peso sulle spalle

Ho avuto la ventura (e anche la pazienza…) di seguire la serie, molto lunga, di interviste pubblicate da  Il Riformista  ad esponenti più o meno giovani (più meno che più, devo dire) della sinistra storica, alcuni collocati ancora nel PD, altri nelle immediate vicinanze, altri un po’ più lontano. Comunque tutti nomi molto altisonanti e rispettabili. Inutile farne l’elenco, qui ci occupiamo di quello che pensano e dicono. Ebbene, una cosa appare chiarissima in tutti, nessuno escluso. In quella parte di sinistra, numericamente piccola ma culturalmente ancora influente, è evidente, ed anche prevalente, un sentimento chiarissimo: la voglia struggente di tornare all’opposizione, togliendosi dalla scomodissima posizione, che la sinistra più “responsabile” ha dovuto mantenere per ormai una decina d’anni quasi interi, di dover rispondere al Paese di quello che riesce a fare e soprattutto di quello che NON riesce a fare. L’appoggio doloroso a Mario Monti, maldestramente amplificato dai giaguari