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Utopia

È nei momenti di maggiore stress che le posizioni politiche emergono in tutta la loro articolazione. In questi momenti vengono a galla le spinte più genuine che sono alla base delle scelte (o non scelte) delle forze politiche. Non c’è dubbio che questo frangente storico assommi molti punti di tensione, che pongono sotto forte stress tutto il sistema. La pandemia, l’avvio dei cruciali progetti PNRR, l’elezione del Presidente, l’approssimarsi delle elezioni politiche (un anno, al massimo, e passa in fretta …), lo sfarinamento di un progetto politico nefasto (ed eversivo) come quello del M5S, che non è chiaro dove sfocerà, le pulsioni sovraniste, populiste, a-democratiche, presenti in forma evidente in buona parte dello schieramento politico, sono tutte cause scatenanti di conflitti, incomprensioni, tensioni, tutte mine disseminate sul percorso che il Paese ha davanti. Va be’, lo sappiamo; ma allora, che cosa ci attende? Ovviamente non lo so; posso formulare auspici, ma sarebbe uno sforzo

Distopia

Berlusconi va smontato con la politica, non con i proclami. Impossibile credere che due politici professionisti come Salvini e Meloni, per quanto ideologizzati possano essere, siano così ciechi da non vedere l’enorme pasticcio combinato da Silvio Berlusconi con la sua ipotetica, ma per lui concretissima, candidatura. Eppure fanno comunque l’inchino e aspettano che il pasticcio se lo smonti da solo. Impossibile non vedere invece che le possibilità di Berlusconi possono essere legate soltanto ad un incidente parlamentare, nel quale qualche centinaio di elettori, sbandati, senza futuro e fuori controllo (e ce ne sono …), potrebbero convergere alla quarta votazione sul suo nome, magari senza rendersi conto l’uno con l’altro di stare combinando il disastro. È un’ipotesi remota ma possibile: Berlusconi ha le risorse per innescare il meccanismo. Per il resto, la politica razionale dice chiaramente il contrario, e dice anche che il centrodestra, se spara a vuoto la cartuccia Berlusconi, perde

Caro Michele Serra ...

Sul Venerdì di Repubblica in edicola oggi Serra esterna ancora una volta le sue (legittime) preferenze politiche, sollecitato stavolta ad un confronto tra D’Alema e Renzi. “Tra i due, se costretto, pure io scelgo D’Alema”  – dice ad un lettore nostalgico dalemiano, e aggiunge su Renzi:  “mica è un cretino o uno sprovveduto. Semplicemente, con la sinistra non c’entra un fico secco” . Non ho potuto trattenermi dall’intervenire nell’interessante dibattito, ed ho quindi inviato la nota seguente, che mi fa piacere condividere con voi. Caro Michele, abbiamo discusso a lungo, qualche mese fa, se Draghi fosse di destra o di sinistra. Ho sostenuto con dovizia di motivazioni, che hai onestamente riconosciuto come piuttosto valide, che regalare Draghi alla destra fosse un clamoroso autogol, che tralasciava peraltro la formazione culturale liberalsocialista del soggetto. Ora siamo al dualismo D’Alema-Renzi. Dichiari che tra i due,  “se costretto” , sceglieresti D’Alema (ma perché mai qualcuno dovr

Sopra le righe

Si definisce “sopra le righe” l’atteggiamento di chi reagisce in maniera spropositata ad un evento, ad una presa di posizione, accentuando i toni, esagerando reazioni e commenti, attribuendo esorbitante rilevanza a cose di più o meno “normale” portata. L’atteggiamento è tipico di certa bassa teatralità, che abbisogna dell’acuto per ottenere attenzione, non riuscendo nello scopo attraverso più piane e misurate espressioni. Le “righe” di cui si parla sono, come sanno gli amanti della musica, quelle del pentagramma che, come suggerisce il nome, sono cinque, quindi un numero tutto sommato limitato, ma comunque adatto a contenere una pluralità di espressioni musicali, di variegato genere. Ciò non toglie che sia concesso scrivere note fuori da esse, sotto o sopra, per meglio comprendere le vaste potenzialità espressive di strumenti e voce umana. Insomma, tutto questo pistolotto per introdurre un vezzo, un’abitudine, che va ormai consolidandosi presso troppe persone, con più o meno elevata vi

Le regole del gioco

Si stenta a credere che fior di giornalisti, con decine di anni di esperienza nelle aule parlamentari, spesso firme famose, possano essere così ingenui da stupirsi che un mese prima dell’elezione del PdR non siano già chiari i contorni dello scontro oppure non ci sia già un Presidente designato. Ovviamente nessuno ci crede e quindi non sono così ingenui, ma l’esigenza più deleteria della loro professione li porta a imbottire la testa dei lettori/ascoltatori con fregnacce di ogni tipo, chiacchiere senza senso, discorsi senza capo né coda, ipotesi del tutto campate in aria e supportate dal NULLA. Devono produrre e dunque producono: cascasse il mondo. Basta aprire un sito qualunque o un tg qualunque, o un talkshow qualunque, per essere travolti da un chiacchiericcio interminabile e del tutto vuoto di qualsivoglia notizia vera. E se qualche notizia, pur infima, arriva, ecco stravolgerla e frantumarla per estrarne chissà che fantomatiche deduzioni politica. Io ne avrei davvero pieni gli zeb

Cominciamo bene ...!

L’anno che è arrivato ha subito portato con sé un paio di “notizie” che non si sa se prendere con incosciente leggerezza o se debbano incutere terrore e sconforto … Sentite qua, anche se forse avrete già fatto le vostre opportune considerazioni in merito … L’esimio professore, rettore di università nella rossa e disastrata Siena, Tomaso (mi raccomando, una sola “emme”, mica è un To”mm”aso qualsiasi …) Montanari se la prende con le palme del giardino del Quirinale, che facevano da sfondo al discorso di fine anno del Presidente, deducendo da esse nientemeno che la nostra, sempre secondo l’esimio, condizione di Repubblica delle banane. Dal Quirinale gli hanno fatto notare che le palme fanno datteri e non banane, dimostrando così un notevole senso dell’ironia e contemporaneamente rimandando in botanica lo spocchioso professore tuttologo, tanto amico della signora Gruber, che spesso pende dalle sue tenebrose labbra. Desumere da questo marginalissimo episodio lo stato miserando del dibattito

L'anno che è arrivato

Un anno fa di questi tempi scrissi che per capirci qualcosa sarebbe stato utile salire su un elicottero e dare un’occhiata alla situazione dall’alto, ben staccati dal suolo, troppo ingombro di macerie. Eravamo alle porte della resa dei conti con il governo Conte2, davanti ad una crisi dai più giudicata  incomprensibile ,  irresponsabile ,  incosciente . Credo che qualcuno (della sinistra “vera”, quelli che conoscono sempre la verità …) si spinse addirittura ad usare la parola  “criminale” . Meglio, per carità di patria, non andare a cercare le innumerevoli dichiarazione del tempo. I saggi si sprecavano … tutti profeti di sventura … oggi pare non la pensino più così. Eppure la soluzione era lì, a portata di mano, evidente a chiunque volesse appunto prendere un elicottero e staccarsi dal suolo per qualche centinaio di metri. Il sistema Conte-Casalino-Arcuri-M5S andava smantellato e sostituito da persone competenti, di fiducia, autorevoli ed apprezzate, qui e all’estero. Tutti sapevano ch

Draghi nel mirino

I cultori della politica romanzata, ovvero quasi tutti i commentatori politici più in vista, incapaci di reggere la tensione spasmodica dell’attesa naturale degli eventi, devono a tutti i costi creare la notizia tutti i giorni, anche quando la notizia non c’è o comunque non rappresenta granché. Si sa, l’industria dell’editoria ormai vive solo di finto sensazionalismo, di continui improbabili scoop rivolti ad un pubblico che, come un drogato, chiede emozioni sempre più forti. Prima o poi finiremo in overdose e dio sa cosa potrà succedere delle nostre fragili democrazie. L’ultimo evento che ha messo in fibrillazione la comunità degli analisti o sedicenti tali è stata la conferenza stampa di fine anno di Mario Draghi. Il Presidente ha parlato a lungo, ha risposto a tutte le domande, non si è risparmiato, e ha parlato chiaro, mica per ellissi o metafore. Malgrado ciò i cultori della politica romanzata si sono superati nel cercare, trovare, decrittare e divulgare al volgo ignorante tutta un

Due pesi e due misure

Scorro i titoli (titoli, non titoloni, salvo rare eccezioni …) dedicati dai media allo sciopero generale del 16 scorso e ritrovo in molti di essi parole ed aggettivi che mi suonano familiari: “inopportuno”, irresponsabile”, “incomprensibile”, “non era il momento”, “il narcisismo di Landini” (questo l’ho scritto persino io …). Leggo, e mi torna in mente un anno fa, quando in questi stessi giorni si stava concretizzando la sfida di Renzi a Conte con la minaccia, poi attuata, di dimissioni dei Ministri e conseguente crisi di Governo. Anche allora, e per tutto il mese di gennaio seguente, fu un continuo martellamento di “irresponsabile”, “inopportuno”, “incomprensibile”, “ego smisurato” (di Renzi), eccetera eccetera. Ci ricordiamo bene, no? Poffarbacco, mi son detto! (così, con fare deamicisiano …). Ma guarda un po’, due atti politici di rottura, uno sciopero e una crisi, ad un anno di distanza, etichettati (e bollati) con gli stessi termini, nello stesso modo. E praticamente dagli stessi

I duellanti

È un vecchio film (1977) di Ridley Scott, il suo esordio alla regia, tratto da un romanzo di Joseph Conrad. Nella Francia napoleonica due ufficiali (e gentiluomini …) si rincorrono per anni, scontrandosi e duellando ogni volta che possono. Le origini del dissidio sono lontane e sempre più sfumate, quasi si perdono nei decenni, ma i due rigidi militari continuano a cercarsi, e trovarsi, sforzandosi di regolare definitivamente la loro questione d’onore. Keith Carradine e Harvey Keitel danno corpo ai due baldi e irriducibili avversari, tra divise, cavalli, spade, pistole e sangue: non importa chi alla fine prevarrà, importa la strenua resistenza all’idea di pacificarsi, che impedisce loro di trovare un ragionevole piano d’intesa. L’importante, comunque, è che nessuno ci lascia la pelle. Il finale è incruento. Renzi e Calenda: duellanti da tempo, per motivi assolutamente irrilevanti, ma molto persistenti. Militerebbero entrambi nello stesso esercito, quello dei riformisti liberali e democr