Alcuni sedicenti puristi, con la puzza sotto il naso ed il sopracciglio perennemente inarcato, fanno finta di inorridire per la veemenza con cui quasi tutte le opposizioni (eccetto appunto quelle con la puzza e il sopracciglio…) hanno affrontato i due ministri sacrificali, Nordio e Piantedosi, mandati in Parlamento proprio a prendersi quei veementi improperi che la Signora-in-Chief non ha voglia di prendersi. Lei, la sua “faccetta”, non ce la mette … Insomma, se l’opposizione mugugna e tace, vuol dire che è assente ed irrilevante, se alza i toni e fa casino, è poco fine e fa “cabaret”. Secondo questi purissimi soloni, quindi, bisognerebbe fare ben altro: una volta quest’atteggiamento si chiamava appunto “benaltrismo”, nel senso che tutto quello che si fa è sempre inutile o dannoso e che “ben altro” si dovrebbe fare. In tanti anni mai però ho sentito esplicitare questo benedetto “ben altro”. Più spesso, infatti, è solo un modo, neppure tanto elegante, per nascondere un mostruoso vuoto di idee e di iniziativa politica. Come ora. Non mi esalto (e non mi deprimo) per gli scontri parlamentari, sempre esistiti da che esistono i Parlamento, o perfino le agorà del tempo di Pericle, ma i Parlamenti sono appunto un luogo di confronto, che a volte diventa anche aspro. Basterebbe non trascendere nella volgarità, nella maleducazione o nella violenza. Nella fattispecie, a nessuno dotato di senno può sfuggire, che lo riconosca o meno, l’imbarazzo, la somma imperizia, unita a spocchia e anche protervia, con le quali è stato affrontato e trattato dal Governo il caso del torturatore libico rimpatriato con volo di Stato. La sensazione comune a molti è che la Signora-in-Chief abbia voluto cavalcare la faccenda per avvalorare la tesi di essere oggetto di complotti, vessazioni, persecuzioni, da parte di tutti i suoi avversari, inclusa la magistratura nel suo complesso, che peraltro non dovrebbe essere mai avversaria di nessuno (la Costituzione – art. 101 – parla chiaro). Fatto il pasticcio, Meloni deve aver pensato di utilizzarlo per i suoi fini di lotta politica, per distogliere l’attenzione dagli scarsissimi risultati del suo Governo e per alzare il livello della polemica, cosa che la Signora fa sempre benissimo, e molto volentieri. Peccato che il pasticcio era davvero un grosso pasticcio, nel quale l’imperizia dei suoi collaboratori si è unita alla spregiudicatezza con la quale si è voluti passare all’attacco, nella speranza di ribaltare lo “spin” della sua narrazione. Nessun dubbio che il libico fosse un pericoloso criminale, cosa che nessuno finora ha avuto il coraggio di negare. Nessun dubbio che fosse stato arrestato a Torino su mandato internazionale della Corte Penale Internazionale e non per un estemporaneo blitz della Polizia. Vogliamo pensare che il Questore di Torino avesse altra scelta, o che l’abbia fatto motu proprio per fare dispetto al Governo? Difficile … Ora, quando un pericoloso criminale straniero viene arrestato nei Paesi civili, le Istituzioni se ne rallegrano, avviano tutte le pratiche del caso, ma l’ultima cosa che viene loro in mente di fare è liberarlo. Se uno arresta Pablo Escobar, mica lo rimanda a Medellin perché è pericoloso … Se uno è pericoloso, così pericoloso, perché rimandarlo a casa sua, e con volo privato? È evidente che questa domanda non ammette altra risposta logica che: trattenerlo è più pericoloso che lasciarlo andare. E per quale motivo dovrebbe essere più pericoloso trattenerlo? Nessuno ha sentito neppure una sillaba dal Governo in risposta a questo banale interrogativo, tranne l’evocazione della generica “sicurezza nazionale” che però, o la spieghi “apertis verbis” (un po’ di latino per Nordio …), o la copri per sempre con il “segreto di Stato”, punto. In mancanza, la risposta è del tutto evidente, sotto gli occhi di chiunque. Lo liberi perché sei sotto ricatto e, visto che ci sei, cerchi di approfittarne per perseguire anche altri fini, oltre alla presunta “sicurezza nazionale”. Tutto il resto è fuffa, è fumo sparso per confondere la vista, è pretesto per attaccare avversari, per costringere gli alleati a tenere bordone, fino all’umiliazione di mandare due Ministri in Parlamento a prendere improperi, più o meno urbani che siano. È quindi il caso di dibattere sulle ironie di Schlein, di Renzi, peraltro tutte più o meno fantasiose, ma né volgari né offensive? Che senso ha? Oltre al gusto narcisistico di distinguersi, sempre e comunque, a che serve montare una polemica sui modi della protesta? È la solita solfa del purista di sinistra che mai e poi mai può accettare di restare nel gruppo: deve alzare il ditino e farsi vedere dalla maestra, che in questo caso ringrazia sentitamente, ma non ti ricambia la cortesia. Lo scenario è dunque davvero deprimente: si uniscono incompetenza, spregiudicatezza, cinismo, narcisismo, superbia. Nemmeno di fronte ad una così imbarazzante prestazione del Governo si riesce a restare compatti e non fare sconti. Altrimenti la somma figuraccia rimediata da questa proterva e dilettantesca classe dirigente risulta depotenziata, nascosta e confusa con inutili ed improprie distinzioni. Anche perché chi adesso si sbraccia a denunciare le supposte ipocrisie della sinistra (tanto per non fare nomi, ma anche cognomi, Carlo Calenda, oltre al sempre istituzionale Bruno Vespa), sta oggettivamente tenendo bordone a chi sta prendendo in giro gli italiani, raccontando una pluralità di versioni contradittorie, fantastiche ricostruzioni, accampando scuse improbabili e pure ridicole: le quaranta pagine in inglese non tradotte sono davvero troppo, anche per i più ben disposti … A che ed a chi serve buttare tutto in caciara? Tutti sanno che in Libia l’Italia ha interessi corposi (l’ENI), da decenni, che il rubinetto dell’immigrazione è in mano libica, che la Libia non è la Svizzera, anzi che la Libia non esiste proprio come entità istituzionale. Ma proprio per questo, montare la sceneggiata del volo di Stato, con foto e video di gente festante, esporsi in modo assurdo sulla scena internazionale, solo per alzare il livello dello scontro fino a coinvolgere tutti i livelli istituzionali, pare una operazione davvero scriteriata. Una volta le relazioni internazionali erano felpate, sottotraccia, sussurrate, quasi sempre senza testimoni scomodi e con pochissima documentazione, ora sarebbe questo il nuovo modo di gestire la diplomazia? Bah … Potrei consigliare la lettura di Graham Greene (Il console onorario, Il nostro agente a L’Avana, …), ma temo sarebbe tempo sprecato. Quindi, avanti fino alla prossima sceneggiata.
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