Devo confessarlo: sono in grande difficoltà. Faccio fatica a spiegarmi, a dichiararmi, a prendere posizione su quasi tutte le maggiori questioni sul tappeto. Ho sempre l’impressione di essere fuori posto, isolato, eccentrico. Non che l’eccentricità mi crei problemi, ma mi mette comunque a disagio non trovare consonanza con quello che ho intorno. Insomma: io vorrei sentirmi libero di criticare Netanyahu e le politiche espansionistiche di uno Stato sempre meno laico, senza passare per antisraeliano, o peggio per antisemita, e senza confondermi con chi inneggia ai macellai di Hamas o Hezbollah ed alle loro macabre messe in scena, usando a sproposito termini terribili e definitivi come pulizia etnica e genocidio (la Storia purtroppo ci offre esempi ben più calzanti …). Voglio poter condannare le atrocità perpetrate da Hamas usando i civili come scudi umani, senza essere associato alle oscene e megalomani prospettive immobiliari di Trump e Musk sulla Striscia di Gaza. Voglio anche poter dire che lo Stato di Israele lotta per la sopravvivenza contro chi vuole semplicemente cancellarlo dalla faccia della terra e che questo non è irrilevante nel valutare l’entità della reazione. Vorrei essere libero di sognare uno Stato laico, multietnico, multiculturale, come i nostri pur imperfetti Stati europei occidentali, dove la religione è una scelta personale e non di Stato, e dove non ci sia bisogno di uno Stato diverso per ogni religione. Nothing to kill or die for, and no religion too. Posso sostenere che una terra dove da millenni convivono ebrei, musulmani e cristiani di ogni tipo e tribù, possa e debba essere la casa democratica di tutti? Sarà un’utopia, ma posso coltivarla, motivarla, senza essere equivocato? E vorrei pure sentirmi libero, senza passare per un pericoloso attentatore della Costituzione, di sostenere la separazione tra pubblici ministeri e giudici giudicanti e di rimarcare l’oggettiva diversità dei ruoli, per nulla assimilabili (scoprire e perseguire i crimini e giudicare i presunti responsabili). Vorrei sostenere l’esistenza di due diversi CSM, il sorteggio dei componenti e pure l’Alta Corte per gli aspetti disciplinari, in modo da avere una vera terzietà di giudizio dei comportamenti anomali. Vorrei che l’operato dei magistrati venisse misurato e valutato, come dovrebbe essere per qualsiasi funzionario o dirigente pubblico e come effettivamente è per quelli privati, perché nessuna organizzazione può funzionare senza criteri per discernere i più bravi e i meno bravi. Vorrei che si affrontasse sul serio la questione della obbligatorietà dell’azione penale e che si stabilissero chiaramente i rapporti tra Esecutivo e pubblici ministeri, senza dare per scontata una malcelata ma al momento non prevista prevaricazione da parte dell’Esecutivo. Tra l’altro, ci sono fior di Paesi perfettamente democratici dove questo avviene da sempre, senza alcuno scandalo. Una riforma così delicata dovrebbe però essere scritta bene, in modo chiaro ed inequivocabile, e su questo nutro forti dubbi, vista la scarsa accuratezza dimostrata finora da governanti e legislatori. Vorrei che tutto questo non fosse confuso con una delegittimazione della Magistratura come “ordine autonomo e indipendente” (art. 104 della Costituzione), con un attacco ai principi fondanti della democrazia, vorrei che non mi si sventolasse in faccia la Costituzione, come se fossi un pericoloso sovversivo e un aspirante autocrate liberticida. Perché la Costituzione, almeno nella seconda parte, è ampiamente perfettibile, anzi deve essere perfezionata, dopo ottant’anni di vita, e non può essere ingessata, come se fosse le Tavole della Legge. Anche perché il famoso genio italico poi trova i mezzucci, le scappatoie, i sotterfugi per ottenere di straforo gli stessi risultati, in modo truffaldino. Un esempio? La riforma bocciata il 4 dicembre 2016 prevedeva il mono-cameralismo, con il Senato che diventava Camera delle Regioni (e quanto servirebbe …). Fu bocciata per fare dispetto ai riformisti del PD e soprattutto per fare le scarpe a Renzi. Poi però il sistema s’è inventato un mono-cameralismo di fatto, consolidando l’abitudine di esaminare le leggi solo in un ramo del Parlamento e passandole all’altro solo per l’approvazione formale, semmai col voto di fiducia. Bel risultato! Come allora, anche adesso è partita un’assurda guerra di religione, condotta a colpi di esagerazioni, allarmismi e accuse di assalto alla Costituzione, senza alcun rispetto della realtà dei fatti. E io in questo bailamme mi sento a disagio, perché non voglio affatto uno Stato autoritario. E mi sento a disagio anche a rimanere saldamente attaccato al diritto internazionale, che non prevede aggressioni ed invasioni, ma anche alla assoluta necessità di trovare soluzioni che siano praticabili e aiutino a superare questa assurda mattanza che da tre anni insanguina l’Ucraina. Ma augurarsi la pace non vuol dire accettare una pace qualunque, imposta da Trump e da Putin, ormai alleati di fatto, ma solo una pace giusta che non umili l’Ucraina e che ristabilisca il principio di legalità. E non voglio sentirmi dare del guerrafondaio se contesto gli assurdi diktat di Trump e se auspico una maggiore autonomia difensiva dell’Unione Europea in quanto tale, e non solo dei singoli Stati. Dire come Travaglio che l’Europa già spende in armi più dei Russi e che quindi deve solo rendere la spesa più efficiente è un modo poco elegante e molto ruffiano per dire che in realtà dobbiamo disarmarci e consegnarci al buon cuore di Putin. È infatti evidente che per procedere ad una vera integrazione delle forze armate e godere delle conseguenti sinergie, nel breve bisogna razionalizzare, modificare i sistemi d’arma, rivedere i dislocamenti, uniformare procedure, linguaggi e linee di comando, tutte cose per le quali servono un mucchio di quattrini. È così difficile da capire che Trump vede l’Europa come un avversario, un competitor, creato solo “to screw”, “per fottere”, gli USA e meno male che adesso c’è lui …? Insomma, la realtà è complessa e non può essere incasellata nelle risse da talk show, dove devi metterti una maglia e difenderne i colori contro tutto e contro tutti. La politica farà passi avanti se e solo se saprà gestire la complessità, se lo farà in modo razionale e competente, senza farsi trascinare nelle risse da cortile. Difendere l’Europa non vuol dire però accettare le sue lungaggini, i suoi riti, i suoi veti, le pantomime inconcludenti che servono solo a chi non vuole cambiare nulla. Si vuole bene all’Europa se la si fa vivere tra la gente. Mai come ora l’obbiettivo Stati Uniti d’Europa è attuale, è vivo, è necessario. E se bisogna tornare in piazza a ripeterlo, allora si torni in piazza, ovunque, in massa, e solo con le bandiere azzurre a dodici stelle. In quella piazza forse smetterò di sentirmi a disagio e ritroverò la voglia di essere presente. En marche!
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