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E ora ?

  Finalmente Nicola Zingaretti ne ha fatta una giusta! Dopo una impressionante serie di errori ed autogol, inanellati dal 2018 a ieri, finalmente è riuscito, con le sue dimissioni improvvise, per giunta cariche di un’amarezza sconfinata, a smuovere lo stagno della politica. Dichiarare di vergognarsi del proprio partito non è cosa consueta: nessuno l’aveva mai fatto prima, neanche chi dal proprio partito ricevette trattamenti persino peggiori (ma non rivanghiamo …) Ora si capirà che non si può andare avanti così. Ora, forse, si capirà che c’è un serio problema di progettualità da affrontare, di assetti da definire, di decisioni da prendere su dove andare e come andarci. Ora è il tempo, e non si può aspettare. Fortunatamente il Governo è in ottime mani, c’è chi ha competenze e strumenti per affrontare la pandemia, le vaccinazioni, ed anche le prime fondamentali azioni di ricostruzione. Ma qui ed ora si dovrà capire cosa vorrà essere e fare la sinistra (o il centrosinistra, se preferite)

"Unfit ...?" (inadatti)

  Le dimissioni di Zingaretti, tattiche o effettive che siano, sono comunque indice del profondo disagio presente nel PD. Ne ho già parlato e non voglio annoiarvi ripetendomi. Quello su cui invece vale ancora la pena soffermarsi sono i possibili sbocchi della situazione che si è venuta a creare. Impossibile ormai andare avanti come nulla fosse. E il problema non riguarda solo il PD: sarebbe sciocco non considerare i continui travagli di questo partito nel quadro più ampio dei rapporti con le forze politiche in qualche modo “affini”. Anche se al momento tutto sembra spappolato e tutti sembrano andare contro tutti gli altri in un disordine cosmico primordiale, ci vuole poco a capire che tutto questo movimento dovrà prima o poi (meglio prima) trovare una sua sistemazione. A ottobre si vota per le amministrative, a febbraio ‘22 per il Presidente della Repubblica, al più tardi l’anno dopo ancora si vota per l’elezione del “nuovo” Parlamento, ora in edizione ridotta. Sono scadenze ineludibil

Sì, il dibattito sì ... ma ...

  Mentre alcuni feroci irriducibili (in politica, sui media, ma ahimè anche nella magistratura militante) si rodono il fegato, schiumando rabbia e versando bile contro l’infingardo Matteo Renzi (qualcuno chiede di rinchiuderlo in un “cordone sanitario”), fortunatamente altri e più saggi esponenti della sinistra si interrogano, spesso angosciati, su quale sarà, o potrà essere, il futuro del centrosinistra ed in particolare del suo Partito più strutturato e rappresentativo, il PD. È un bene che si dibatta, che si approfondisca, che si litighi pure, perché il tornante è molto stretto, ripido, pericoloso. Le discutibili (e infatti molto discusse!) scelte degli ultimi mesi, dal rapporto con Conte e con i 5stelle all’atteggiamento tenuto durante la crisi di Governo, l’ipotesi di un Congresso da molti invocato, l’iniziativa politica non certamente lineare, hanno lasciato molta perplessità nei militanti, nel mondo contiguo o anche solo affine al PD, e molti si domandano inquieti a cosa serve i

Parlare d'altro...

  Lo stato delle cose può essere (arbitrariamente) riassunto come segue: mentre buona parte del mondo mediatico e politico, soprattutto nei dintorni della suscettibilissima sinistra, quella col ditino proteso ed il sopracciglio inarcato, è impegnata nella diuturna e mai riuscita finora impresa di demolizione, di rottamazione, del solito rottamatore Matteo Renzi, reo delle peggiori infamie, tanto da far promettere a un furente ex-Ministro del Renzi medesimo, il prode Calenda, che, finché c’è lui, con Italia Viva non si può nemmeno parlare, mentre si propongono le più esemplari punizioni (anche con apposite leggi  “contra personam”  e forse persino l’esilio …) per il reprobo che ha osato partecipare ad un controverso evento internazionale, mentre finalmente abbiamo capito qual è il problema VERO dell’Italia e ci apprestiamo a risolverlo sradicando il Senatore dal suo scranno ed indicandolo al pubblico ludibrio, fortunatamente il Presidente Draghi continua il suo encomiabile lavoro di ins

A casa di IV ...

  Parliamoci chiaro: ogni pezzo del centrosinistra deve guardare in casa propria e sforzarsi di capire come può contribuire alla formazione di una proposta politica che nel 2023 possa concorrere alle elezioni con la ragionevole possibilità di vincere e governare. Nessuno può sottrarsi al compito, il cui obbiettivo principale NON è quello di definire la propria identità, la propria caratteristica peculiare, il proprio perimetro, ma è quello di definire identità, caratteristiche e perimetro della  forza risultante , quella cioè che andrà a chiedere voti agli elettori per governare l’Italia dal 2023 al 2028. Da oggi, è un orizzonte di quasi un decennio. Ovvio che molto dipenderà dalla legge elettorale, che dovrà essere definita e approvata da qui alle elezioni, ma per arrivarci bisogna avere la capacità di immaginare che assetto politico si vuole ragionevolmente auspicare, dopo che la legge avrà dispiegato i suoi effetti. Pensare di andare in ordine sparso a chiedere voti mi pare una scel

A casa del PD...

  Il Sindaco di Bari, Antonio Decaro, Presidente dei Sindaci italiani, rilascia una sconsolata intervista nella quale lamenta come il PD sia diventato solo più una collezione di correnti che si spartiscono e controllano tutto, indipendentemente dai meriti e dalle qualità politiche. Racconta con sgomento che per strada gli dicono: “Ti voto,  nonostante  tu sia del PD!”. Stesso disagio segnalano Bonaccini, Nardella, Giani, Gori, tutta gente che ha vinto elezioni, che governa, che ha davvero un rapporto vivo con la cittadinanza. Qualcosa significherà, o no? Il fondatore del PD, Walter Veltroni, ormai da tempo senza cariche politiche, ma comunque sempre attento alle sorti di quella che fu la sua creatura, pare sconfortato dalla mancanza di iniziativa, dalla rinuncia del Partito ad essere guida del centrosinistra italiano, ad interpretare quella sintesi di culture politiche che era alla base del documento del Lingotto del giugno 2007, che tanto fece sognare chi (me compreso) da decenni aspe

Negazionisti...!

  È davvero incredibile che, a distanza di oltre vent’anni, ci sia ancora qualcuno convinto (ma lo sarà sul serio o continua a giocare sull’immaginario popolare, uno  “spin”  bello e buono?) che il cambio lira/euro fosse  “sbagliato”  e che abbia  provocato  un generale aumento dei prezzi con un conseguente diffuso impoverimento della popolazione a reddito fisso. È come se stessimo ancora discutendo del Protocollo dei Savi di Sion, o della condanna di Alfred Dreyfus, cose cioè che oltre un secolo fa provocarono accesissime discussioni popolari, ma che poi la Storia ha consegnato alla memoria collettiva in modo univoco ed indiscutibile. (Giusto per intenderci: i Protocolli erano FALSI e Dreyfus era INNOCENTE!) Restano giusto i negazionisti cronici, per i quali d’altronde non è esistito l’Olocausto, gli americani non sono andati sulla luna, il COVID è un virus artificiale inventato da Bill Gates, o altre amenità del genere. Alcuni di questi siedono anche in Parlamento, come pure siede in

Il grano e il loglio

  Lo scomposto, sguaiato, volgare, incivile attacco del professore di Siena a Giorgia Meloni sortisce l’effetto opposto di catalizzare intorno alla signora leader della destra simpatie e solidarietà (peraltro più che giustificate ed opportune! Per quel che vale, ci aggiungo le mie). L’intemerata di Salvini contro Arcuri, per quanto possa essere giustificata dalle non brillanti prestazioni di quest’ultimo nelle sue innumerevoli attività, sortisce l’effetto di renderlo intoccabile, almeno fino alla fine del mandato, e forse anche oltre... Pensiamo forse che Draghi, aldilà del suo giudizio sul manager, voglia o possa dare l’impressione di eseguire un ordine così perentorio del truce Padano? Ora avrà un problema in più da risolvere, grazie alla improvvida esternazione del Segretario (ancora fino a quando?) della Lega ed al suo doppio binario di lotta e di governo. Insomma, le sparate “situazioniste” (si sarebbe detto una volta…) sono ancora una volta indice di mancanza di lucidità, di vogl

En marche!

  Ottenuta la fiducia in entrambi i rami del Parlamento, non ci resta che augurare buon lavoro al governo Draghi e, da bravi cittadini, continuare a vigilare che in effetti esso si metta in condizione di fare tutto quanto necessario a tirarci fuori dal torpore, dall’inerzia e dalla vacuità che ci ha avviluppato negli ultimi anni. Le premesse ci sono tutte, checché ne dica un ormai disperato e inconsolabile Travaglio. Nel frattempo, sarebbe però molto opportuno che le forze politiche  tutte  si dedicassero a problemi di più lungo periodo, lasciando al Governo l’onere e anche l’onore di gestire la fase contingente. C’è un quadro politico tutto da risistemare, da ricomporre, da razionalizzare e qualcuno deve pur farlo. Il momento è perfetto: c’è chi pensa all’immediato; gli altri, è meglio che non disturbino il manovratore, e in più c’è tanto lavoro da fare; allora,  en marche! Vediamo i temi principali da affrontare: quadro istituzionale legge elettorale struttura dell’offerta politica (

Sì, il futuro è arrivato!

  Le puntate precedenti: Cronache dal futuro - Uomini & Business – 21 SETTEMBRE 2018 Il futuro è arrivato? - Uomini & Business – 13 NOVEMBRE 2019 Sì, è arrivato. Come passa il tempo … quasi due anni e mezzo da quel settembre 2018 quando, in preda a suggestioni lisergiche, in un tripudio di giallo e di verde, mi misi ad immaginare un possibile epilogo ... Se vi va, leggetelo (o rileggetelo, se proprio siete miei fan). Un anno dopo (novembre 2019), virato il mondo sul giallo e sul rosso, provai di nuovo a fantasticare in merito (gli amici tutti mi hanno consigliato di smetterla con certa roba che dà le visioni …): mi parve che ci fossimo quasi (dove? rileggetevi pure quello, se volete). Adesso è successo. Abbiamo sentito un asciutto e puntuale discorso, e poi una replica ancora più asciutta e puntuale, del Mario, quello bravo davvero: il più bravo, anche se un po’ si impappina sui numeri, pensa tu, e adesso comincia una nuova avventura, come quelle del signor Bonaventura, dell’in