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Riprendiamoci la sinistra ...!

Comincio a sentirmi a disagio. E comincio pure ad incazzarmi … In un momento in cui il casino è sommo, in cui ognuno va per i fatti suoi, ognuno mira a fare le scarpe al vicino di destra o di sinistra, che è sempre il peggior nemico e il più pericoloso contendente dello stesso spazio elettorale, in un momento in cui chiunque ha un nome per il Quirinale e quindi, per non sbagliare, si confida nella riconferma di Mattarella (malgrado lui…!) o il  “promoveatur” (“ut amoveatur”)  di Mario Draghi, e infine quando pare impossibile far arrivare la legislatura al suo termine naturale, insomma in questo marasma molto poco creativo e soprattutto molto pericoloso per le sorti di questo disgraziato Paese, io, orgogliosamente riformista, devo sentirmi chiedere se sto con la sinistra oppure sto con la destra? “Ma mi faccia il piacere …!”  – avrebbe detto Totò. Qui si stanno artificialmente raffigurando due simulacri, finti e falsi come una banconota da due dollari, di blocchi, autoproclamatisi destr

La gabbia di matti

Grande è la confusione sotto il cielo! Parola sia di Mao Zedong che di Massimo D’Alema … roba da  lìder maximi , mica nespole. Il “tutti contro uno” precipita verso un furibondo “tutti contro tutti”, dove si menano le mani solo per il gusto di menarle, per far sentire la propria presenza, il proprio peso. Inutile cercare un briciolo di razionalità. Ognuno per sé e Dio … pare in tutt’altre faccende affaccendato. Come spiegare la sfuriata isterica di Carlo Calenda, al quale parte l’embolo in diretta TV e comincia a berciare in romanesco che a lui  “de Renzi e de la Leopolda nun je ne po’ frega’ de meno!” ? E lo ripete, compiacendosi del suono della sua voce, lo scandisce bene, l’occhio a palla, tradendo l’evidente imbarazzo che deve provare nel constatare che invece con la Leopolda deve confrontarsi eccome … altrimenti,  “ma ‘ndo’ va?” . E' proprio il  “nondum matura est”  della volpe con l’uva. Sono piccoli episodi, che denotano il nervosismo, le terribili difficoltà del momento, e

Delfini, nemici e una piccola storia di giornalismo moderno

“L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere”. Uno può scomodare Gaetano Salvemini e la sua rivendicazione di onestà intellettuale, può rifarsi ai modelli del giornalismo indipendente americano (Woodward, Bernstein e il Watergate,  “Democracy Dies in Darkness”  sulla testata del Washington Post, la casa di vetro di Renzo Piano per il New York Times), può ricordare i tanti giornalisti con la schiena dritta che a volte hanno pagato molto cara la loro postura, uno può sottolineare che la libertà di stampa è indiscutibile caposaldo della democrazia, ma poi è costretto a passare dalla poesia alla prosa, e leggere il seguente titolo su un importante, storico, più che centenario quotidiano torinese: “Renzi apre la Leopolda ma il suo delfino Nardella va dal “nemico” Di Maio” . Il titolo troneggiava al centro della sezione politica del sito internet della testata già dalla serata di venerdì 19 novembre, ed era ancora lì domenica, dopo oltre 36 ore dall’apertura, e dopo tutta una secon

Far West!

  Uno si chiede: “Cosa sta succedendo?” È evidente il clima elettrico, palpabile la fibrillazione: sono in atto manovre, grandi e piccole, palesi e oscure, in superficie ed in profondità. L’anno scorso di questi tempi stava emergendo la terribile inadeguatezza del governo Conte2, cosiddetto giallorosso: c’erano in giro banchi a rotelle, romantiche primule per le imminenti vaccinazioni, non c’era ancora neppure l’ombra di un PNRR, che doveva di lì a poco essere presentato a Bruxelles, e nella maggioranza qualcuno cominciava a ventilare l’ipotesi di uscire dal Governo, provocandone la caduta. Ci ricordiamo tutti come andò: il terremoto condusse alle dimissioni di Conte, la spasmodica quanto inutile ricerca di una nuova maggioranza (i famosi e mai visti Responsabili), l’incarico esplorativo a Fico, l’avvento di Mario Draghi, il Governo di semi-unità nazionale. Il tutto fu accompagnato da una martellante campagna di stampa e televisiva (per non parlar dei social) contro l’”Irresponsabile I

L'opzione nucleare

Avvertenza: l’articolo è un po’ lungo e forse pure noiosetto. Ma, senza pretendere di spacciare verità, mi sembra utile mettere qualche punto fermo in un dibattito che sta deragliando dai binari della realtà scientifica. Quando si parla di energia nucleare, subito si affacciano ricordi non proprio edificanti: dalle bombe di Hiroshima e Nagasaki, a Chernobyl, a Three Mile Island, a Fukushima, tutte immagini funeste di morti, tanti, troppi morti, e poi devastazione, contaminazione, corpi sfigurati, esodi, orribili malattie. Purtroppo non c’è esagerazione in quei ricordi: è tutto tragicamente vero e non c’è revisionismo che tenga. Ma “energia nucleare” non vuol dire solo quello. Wikipedia la definisce  “energia prodotta a seguito di reazioni nucleari, ovvero di tutti quei fenomeni fisici in cui si hanno trasformazioni nei nuclei atomici” . Detta così, non sembrerebbe una tragedia … E infatti non lo è, visto che è “nucleare” anche l’energia  “che move il sole e l’altre stelle” . È la fusio

Tutti contro uno

  “Nella storia repubblicana nessun politico ha raccolto tanta unanime ripulsa come Matteo Renzi. Una condanna che ha messo insieme fascisti e comunisti, democratici e populisti. Tranne che nei primi mesi del suo governo, è stato attaccato da tutti i media e da tutti i social, che non hanno risparmiato neanche la sua famiglia. Alle tante analisi già fatte …, vorrei aggiungere un’altra chiave di interpretazione. La  società italiana è fondamentalmente conservatrice, … , e ha risputato Renzi così come fanno gli anticorpi con tutto ciò che riconoscono come estraneo. In Italia anche la categoria più sfigata è disposta a difendere con le unghie e con i denti i propri privilegi, per piccoli e insignificanti che siano. Basti pensare ai professori (ero uno di questi) e al pubblico impiego. Se poi tocchi alcune corporazioni, come i politici (gli incarichi istituzionali sono almeno mezzo milione, …), i sindacalisti (si entra delegati a 18 anni e si esce solo per andare in pensione), oppure i gio

And the winner is ...

Che palle, amici cari! (e scusate il linguaggio poco raffinato …). Mancano tre mesi tre all’elezione del nuovo Presidente; e saranno tre mesi lunghi e noiosi, noiosi da morire, almeno per me (non escludo che ci siano amanti del genere  “fuffa e panna montata” , che invece godono: forse sono gli amanti del Grande Fratello o dell’Isola dei Famosi, …). I media devono pur tenere alta l’attenzione, devono stuzzicare il pubblico di ogni estrazione, i social di conseguenza seguono l’onda per mantenere il livello di litigiosità permanente, i cittadini spettatori sono costretti a seguire le continue esternazioni di questo o di quello (e ora mi ci metto anch’io a esternare …). Tre mesi d’inferno. E per che cosa? Per nulla, nulla, nulla. Tutti sanno che nulla è come sembra, che chi dichiara qualcosa lo fa per posizionarsi, per lanciare ballon d’essai, o messaggi trasversali, che non può esserci nulla di deciso, che le carte sono tutte coperte ... Nessun Presidente è mai stato deciso tre mesi prim

Che tempo che fa

Attenzione: la lettura di questo articolo potrà indurre gesti apotropaici di vario genere, come sfregamenti, corna, scongiuri o simili. Chi è particolarmente sensibile passi ad altra lettura e tanti auguri. Se un giorno gli astronomi facessero sapere al mondo che un grosso meteorite, mai osservato prima, è in rotta di collisione con la Terra e predicesse ora giorno mese anno luogo e conseguenze (presumibilmente catastrofiche) dell’impatto, sono sicuro che tutti ci preoccuperemmo moltissimo, anche se quella data fosse fissata tra, diciamo, una ventina d’anni e non l’anno successivo. Sono sicuro che nessuno rimarrebbe insensibile, che anzi si potrebbe scatenare il panico e che comunque, come nei migliori film catastrofici di Hollywood, si aprirebbe un’immediata collaborazione tra le maggiori potenze per mettere a punto un mezzo capace di neutralizzare la minaccia. Verrebbero messe in cantiere missioni spaziali, preparati missili atomici, deviatori gravitazionali e chissà quant’altro part

Giochi proibiti

Orrendo spettacolo quello andato in scena in Senato durante la discussione del DDL Zan, purtroppo finita con l’accantonamento del provvedimento, ormai rimandato a chissà quando. Si sono spese molte parole per analizzare, capire, prevedere sviluppi, posizionarsi, ma a me la cosa pare tragicamente semplice. Una parte del PD, quella massimalista, quella più conservatrice, quella responsabile del fallimento del progetto originario del PD, quella che considera Conte  “riferimento dei progressisti” , insomma quella che viene comunemente chiamata  “la Ditta” , ha volutamente e cinicamente affossato la legge sull’omotransfobia, cercando una temeraria prova di forza chiaramente destinata alla sconfitta, per poi buttarne tutta la responsabilità su Renzi e Italia Viva, che quella prova avevano in tutti i modi cercato di scongiurare. Insomma, è la risposta al tentativo in atto di staccare il PD dall’abbraccio mortale con i cinque stelle. Le parole del vicesegretario Provenzano, riferimento di quel

Draghi nella Rete

Con la solita folgorante e sintetica lucidità Mario Draghi, intervenendo a proposito del Regolamento UE sui servizi digitali, ha detto:  "Ciò che è illecito offline deve esserlo anche online" . Sembrerebbe del tutto ovvio, puro buon senso, ma purtroppo non lo è affatto. È vero, piano piano, ma troppo piano, sta crescendo la consapevolezza che la rete non è quel luogo fatato, avulso dalla normale realtà, un po’ hippie, che ci siamo abituati a considerare, a partire dai tempi eroici di quasi trenta anni fa. Ma non basta affatto. La Rete è sempre più parte integrante della nostra vita e noi ci siamo dentro ben oltre il collo. La Rete è un pezzo di mondo dove si vive, si comunica, si compra, si vende, si fanno o si perdono soldi, si fa politica, … inutile stare lì a rimpiangere i tempi dei telex e dei fax, per chi se li ricorda ancora. Però è triste constatare come la Rete è e resta anche una giungla, una suburra, spesso anche una fogna a cielo aperto dove vige la legge del più i