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Il riflusso

  È già successo. Chi c’era non può averlo dimenticato. Gli anni Settanta del secolo scorso (compreso il micidiale 1980) si chiusero in un’orgia di politica, di scontri sociali, di estremizzazioni, di terrorismo e violenze di ogni colore, di lotte più o meno utili, ma persino di riforme epocali, come divorzio, aborto, diritto di famiglia, servizio sanitario, legge Basaglia, e tante altre ancora. Il compromesso storico, prova di estremo equilibrismo politico e istituzionale, era naufragato in via Fani prima ed in via Caetani, 90 giorni dopo. La Renault R4 rossa (allora ne avevo una uguale…), col portellone aperto ed il corpo di Moro oscenamente esibito al mondo, ci era penetrata nell’anima e non ne sarebbe più uscita. Per oltre un decennio, tutto era sembrato immerso nella politica, tutto era stato politica, anche il “personale”. I rapporti umani erano cambiati definitivamente, un nuovo modello di società si era affermato. Le tante fantasticherie pseudo politiche avevano mostrato tutta

Il riformista

  Dura la vita del riformista! Dura e scomoda. Il riformista sa che se non ti applichi ad aggiornare continuamente i meccanismi della società, il tempo fatalmente ti scavalca e ti rende presto inadeguato. Il riformista non si accontenta mai: raggiunto un risultato, vuole subito ottenere il passo successivo. Il riformista è sempre inquieto: sa che le riforme, anche quando le hai fatte, sono sempre a rischio, sa che puoi fare un passo avanti e due indietro. Per questo spesso è anche apprensivo. Il riformista quasi sempre è malvisto: soprattutto da quelli che temono i cambiamenti, sia per propensione psicologica alla conservazione, sia per qualche bieco interesse privato al mantenimento dello  status quo . Il riformista è antipatico: non ama la tranquillità e mette in agitazione chi gli si trova attorno, che semmai preferirebbe un pacioso quieto vivere. Il riformista è impaziente: crede che tutto sia migliorabile e non è disposto ad attendere più di tanto. Se vede un pertugio, ci si infil

Lettera al Direttore de “Il Riformista“: ruolo e funzione di Matteo Renzi.

  Chissà se l’attuale Direttore de “Il Riformista” Claudio Velardi, da qualche giorno impegnato in una estemporanea e poco originale campagna di demolizione dell’ex-Direttore dello stesso “Il Riformista” Senatore Matteo Renzi, troverà lo spazio per ospitare anche un’opinione eccentrica? Di campagne di demolizione del suddetto Senatore sono pieni gli archivi, da ben oltre un decennio. Lo stesso peraltro pare nient’affatto demolito e pare altresì che continui a godere di ottima salute, non solo, ma a fornire a getto continuo materiale di discussione politica a tutto l’asfittico scenario italiano. L’Uomo è vulcanico, spesso imprevedibile, quasi sempre spiazzante. Ma dovremmo ormai avere anche imparato a capire che difficilmente parla  “a schiovere” , come dicono a Napoli. Capita talvolta di non riuscire a cogliere tutti i passaggi dei suoi solitamente velocissimi ragionamenti. In quei casi la prima reazione istintiva è quella di mandarlo a stendere con un  “e che c***o, stavolta esagera,

Il Leader ...

  Claudio Velardi, un sincero democratico, ha scritto su  “Il Riformista” : “sono stato rapito dalla sua reazione immediata, animalesca e feroce all’attentato, con quel rimettersi in piedi dopo pochi secondi dallo sparo per chiamare il suo popolo al  combattimento , pugno levato in aria in segno di sfida alla vita e al mondo intero. E mi sono chiesto come si sarebbero comportati in una situazione analoga i governanti azzimati e smarriti che popolano l’Occidente e l’Europa in particolare. Piaccia o no, cari i miei amici educati e per bene,  Donald Trump  è un leader, tutti gli altri sono pallidi figuranti.” Perbacco, proprio folgorato sulle strade della Pennsylvania …! Evidentemente la voglia di riconoscere un leader prevale sui contenuti di cui è portatore. Sarò  “azzimato”  anch’io, ma a me quell’immagine ha fatto semplicemente paura: un animale ferito (solo di striscio, per fortuna!), che aizza il branco alla lotta, come fosse quella l’unica ragione di vita. Mi ha ricordato le scene

Lettera al Direttore de "Il Riformista": ruolo e funzione dei riformisti

  Egregio Direttore Velardi, mi permetto di dire la mia sulla situazione dei riformisti in Italia, alla luce dei recenti clamorosi fallimenti del Terzo Polo prima e della lista Stati Uniti d’Europa poi. Si è trattato di un “uno-due” micidiale, che ci ha tramortiti ma non messi KO, che però ci costringe a parlare con estrema franchezza, cercando (e non è facile) di non cedere ai personalismi ed all’umoralità. L’alternativa di cui si dibatte, almeno dal lato di Italia Viva (da altre parti non vedo ancora dibattiti …), parrebbe essere quella tra una ricostruzione testarda del Terzo Polo, con altro nome, ma con l’obbiettivo di costituire una forza terza tra i due campi esistenti, e la costituzione di quella che Renzi ha chiamato Margherita 2.0, per avviare un rapporto più organico con il PD di Elly Schlein, che pare finalmente avere dismesso la politica dei veti di lettiana memoria, politica che  “infiniti addusse lutti agli Achei”  (e non solo agli Achei …). A me pare francamente un’alter

Il centro di gravità permanente ...

  Ho scritto più volte che la democrazia è irrimediabilmente duale: anche quando non sembra, alla fine di tutto restano una maggioranza ed una minoranza, un governo e un’opposizione. Non importa quanto tortuosa e lunga sia la strada per arrivarci, quali sistemi elettorali, quali coalizioni, quali strutture istituzionali ma, se il sistema è sano e non è infettato dai germi dell’autoritarismo, la conclusione è quella: due parti opposte che si confrontano dialetticamente, più o meno civilmente, ma alla fine irriducibili. Ogni tanto, eventualmente, si possono anche ritrovare su provvedimenti bipartisan, ma NON è la regola. E meno male che è così, perché quella dialettica è garanzia di libertà per tutti e perché altrimenti si stabilirebbe un sistema senza controlli che sfocerebbe, prima o poi, nella dittatura, ovvero nella negazione della democrazia. Riparto da queste considerazioni a valle della tornata elettorale francese, che si è conclusa con una parte certamente sconfitta (la destra di

Cosa insegna la Storia ...

  La Storia, o più probabilmente la cronaca, dirà se Emmanuel Macron è un pericoloso sfasciacarrozze oppure un lungimirante statista che non ha paura di rischiare mosse azzardate. Per ora la sua scelta ha sortito l’effetto di allontanare i fascisti dal governo di un grande Paese europeo e sancire che la stragrande maggioranza dei francesi non vuole essere governata da persone di dubbia fede democratica (chi ha dubbi legga le reazioni del Cremlino …) come Bardella e Le Pen. Si è trattato di una scelta inequivocabile, nettissima, sancita da una partecipazione al voto eccezionale di questi tempi. Si dirà che la situazione però non è ancora chiara, con un Parlamento diviso in tre grandi blocchi (ma quello fascista è il terzo) e nessun accordo preventivo per formare un Governo. Vero. Ma anche vero che il nemico più pericoloso per la democrazia è stato messo in condizione di non nuocere. Adesso bisogna fare un altro passo. La politica è questa cosa qui: si fa un passo per volta, compatibilme

Come evitare discussioni inutili ...

  Dopo la triste  debacle  elettorale dei riformisti divisi e perdenti, Matteo Renzi ha posto un dilemma, che è schematicamente riassumibile come segue: costituire una specie di Margherita 2.0 (il Partito di riformisti fondato, all’inizio del Millennio, da Rutelli, Parisi e altri, che poi si fuse con i Democratici di Sinistra per dare vita, nel 2007, al PD), che si rapporti organicamente con il PD; riprendere, possibilmente con altro nome, il progetto del fallito Terzo Polo e cercare di creare un Partito di Riformisti, terzo e distinto dai due poli esistenti, quello di Meloni e quello di Schlein. Il dilemma così posto, a mio parere, rischia di essere fuorviante e di deformare la sostanza del problema. Sostanza che si può riassumere nella domanda: come si può far pesare il ruolo del riformismo nel panorama politico italiano? Comunque la si veda, è inevitabile passare attraverso una struttura organizzata e fortemente connotata da un progetto, un programma, di stampo riformista. Keir Star

La putenza della 'gnuranza

  Dovremmo scandalizzarci perché il Signor Ministro della Cultura del nostro sventurato Paese si dimostra ancora una volta di un’ignoranza abissale, tanto da infilare Galileo Galilei tra gli ispiratori del viaggio di Cristoforo Colombo, morto quasi 60 anni prima (1506) che il Pisano nascesse (1564). Ma subito arriva chi giustifica l’Autorità, dicendo che il povero Ministro ha scambiato Galileo con Tolomeo (in fondo suonano quasi uguale …, capita, a chi ha tante cose per la testa!). Guai a dover riconoscere che buona parte della nostra classe politica ha una cultura semplicemente e drammaticamente inadeguata ai ruoli che ricopre. Guai a dover riconoscere che il Ministro Sangiuliano, uno che candidamente confessa di non leggere nemmeno i libri che dovrebbe giudicare come membro onorato di una prestigiosa Commissione, o che sposta Times Square da NYC a Londra, è in ottima compagnia, al Governo e in Parlamento, nei luoghi cioè dove dovrebbe sedere la crema culturale della società. Guai a d

La Costituzione più bella del mondo

  Solo qualche irriducibile (e anche un po’ bigotto) conservatore trinariciuto può continuare a difendere a spada tratta la nostra Costituzione così com’è oggi, compresi i recenti sbreghi inferti dalla nefasta (e stupida!) riforma a cinquestelle sul numero dei parlamentari, ridotto  “ad minchiam” , solo per dimostrare la loro perniciosa esistenza, e con la colpevole complicità del PD di Nicola Zingaretti. Credo che ogni persona ragionevole non possa che concordare sulla opportunità/necessità di aggiornare un documento di ottant’anni fa, concepito in un mondo ormai distante anni luce dal nostro. E infatti sono oltre quarant’anni che le migliori menti della nostra generazione si sono applicate (vanamente!) a questo improbo compito. Saranno stati tutti perdigiorno in cerca di un qualche modo per impiegare le giornate? Non credo proprio. In realtà, alcune modifiche nel tempo sono passate, e guarda caso quasi tutte peggiorative, e non poco, dell’esistente: per ultima, quella appena ricordat