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L'America

  Perché, in soli 250 anni, gli Stati Uniti d’America sono diventati così importanti, così influenti, spesso così straripanti, non solo nel mondo occidentale ma in tutto l’ orbe terracqueo , come dice la nostra immaginifica Presidente del Consiglio? Quali caratteristiche hanno reso quella società, quel sistema economico, quello stile di vita, così peculiari, e così dominanti, tanto da renderli un punto di riferimento imprescindibile, sia per gli amici che per i nemici? Dopotutto si tratta di soli 340 milioni di persone, in un continente che dispone sì di molte risorse naturali, ma che da sole non bastano a spiegare tutto il fenomeno. Altri Paesi sono anche più dotati di ricchezze, sono più popolosi, hanno ricche tradizioni, ma nessuno in così poco tempo ha raggiunto, e mantenuto finora, la posizione che occupano gli USA. L’America in fin dei conti è stata scoperta dagli europei solo nel 1492, cinquecento e spiccioli anni fa. A lungo è stata trattata come una qualsiasi colonia dalle...

L'ora più buia

Qualche anno fa ci ritrovammo all’improvviso tutti esperti di immunologia, discettavamo di epidemie e di vaccini come vecchi cattedratici in pensione, impartivamo con severità patenti e giudizi ai virologi, immunologi, biologi, che avevano invaso le nostre televisioni nelle interminabili giornate di  lockdown . Sembrava che nessuno avesse fatto altro nella vita se non osservare vetrini al microscopio, alla ricerca di virus, antivirus, vaccini, RNA messaggeri e simili piccolezze (nel vero senso …). Fortunatamente, c’era chi invece esperto lo era veramente e, mentre noi ci dedicavamo al cazzeggio epidemiologico, davvero inventava, sperimentava, produceva, e infine diffondeva i miliardi di dosi che ci hanno fatto superare, in tempi molto brevi (rispetto alle esperienze passate), una crisi che avrebbe potuto mettere in ginocchio tutta l’umanità. Per fortuna o, meglio, per merito esclusivo della scienza, c’è anche un mondo di adulti, che lavora seriamente e non si perde in chiacchiere. ...

L'influencer

  La lettura dell’ultimo libro di Matteo Renzi  “L’influencer”  è un’esperienza molto forte, comunque la si pensi sul suo autore: ben lungi dall’essere un libro di propaganda politica, esso elenca con minuzioso dettaglio tutta una pressoché infinita serie di “prodezze” della Presidente Meloni, fin dai primi anni della sua esperienza politica, esperienza proprio per niente riconducibile a quella di un  “underdog” , così cara alla propaganda di famiglia. Tutta la sua narrazione viene smontata minuziosamente e confutata nel dettaglio con dovizia di particolari e c’è da giurare che, come per tutti gli altri libri di Renzi, nessuno proverà a portarlo in Tribunale per contestare checché di quanto scritto. Ci si può chiedere allora se questo libro servirà a far scendere la Presidente da un piedistallo sul quale è stata collocata, dai suoi sodali ovviamente, ma con la collaborazione fattiva e piuttosto efficace anche dei suoi oppositori, che ancora oggi continuano a propalar...

Il nuovo ordine

Sere fa, nel corso della trasmissione di Corrado Augias su La7, è comparso uno sfondo che ritraeva affiancate le teste di Xi Jinping, Donald Trump e Vladimir Putin. Una visione inquietante … Mi è mancato il respiro per un attimo nel constatare che le sorti del mondo sono ormai molto saldamente (perché nessuno ne minaccia il potere) in mano a tre persone che palesemente NON credono e NON praticano quella democrazia liberale che il mondo occidentale (allargato) ha inventato, sviluppato e praticato, pur con mille contraddizioni, per oltre due secoli. Quella è la crema del mondo, oggi: tutto il resto è corollario, è accessorio, è, o rischia di diventarlo presto, irrilevante. Quei tre, e ci mancavano Erdogan, Orbán, Netanyahu, l’indiano Modi …, sono nelle oggettive condizioni di spartirsi il mondo in zone di influenza e nemmeno una di queste ci è idealmente vicina. Non era mai successo, finora. Noi poveri europei (meschini …!) siamo qui a dividerci ancora tra destra e sinistra, tra progress...

Il sogno

  È davvero sconfortante che Roberto Benigni abbia dovuto intitolare il suo monologo sull’Europa:  “Il Sogno” . Il  sogno  è irreale, risiede solo nella nostra testa e, come riporta il Dizionario Treccani, rappresenta  “immaginazione vana, fantastica, di cose irrealizzabili” . Brucia constatarlo, ma Benigni ha ragione. Lui ha giustamente, e con quanto fervore …, narrato le origini, le radici, l’evoluzione storica, di un  “sogno” , che però al momento appare tutt’altro che prossimo ad inverarsi. E quanto realizzato finora è ben lungi da quello che davvero servirebbe per arrivare agli agognati (da noi sognatori)  Stati Uniti d’Europa : è un pezzetto di una strada, non sappiamo nemmeno quanto lunga, ma certamente parecchio accidentata. Il bello (il tragico, ahimè!) è che nessuno, a parte la destra estrema, peraltro ben rappresentata dalla nostra Presidente (che ha scandito, con la consueta sicumera, che quella di Ventotene, quella federalista,  “non ...

La sinistra inutile

La democrazia, come è del tutto evidente, ha bisogno di contraddittorio, ovvero di confronto dialettico tra visioni, analisi e proposte differenti. Quanto differenti, è difficile stabilirlo  a priori . Come minimo, tutti dovrebbero riconoscersi nei valori fondanti di ogni democrazia, ovvero l’uguaglianza, la libertà, la giustizia, lo Stato di diritto, la separazione dei poteri, ... E se qualcuno non si riconoscesse in quei valori e ne propugnasse il superamento, minando l’esistenza stessa della democrazia? Che si fa? Si può impedirglielo, anche ricorrendo alla forza, anche contraddicendo il principio di libertà? Certo, si dovrebbe sempre rimanere all’interno delle leggi di uno Stato di diritto ma, ad esempio, il recente caso rumeno pone non pochi problemi, che non si possono rimuovere con una scrollata di spalle. Noi occidentali (e affini) abbiamo troppo presto dato per scontato che certe basi ideali e pratiche dei nostri sistemi non sarebbero più state poste in discussione. Non è ...

In piazza sì, ma perché?

  Riarmo sì, riarmo no, riarmo forse, riarmo come ...? Non sono decisioni facili, dopo decenni nei quali ci eravamo illusi, almeno noi europei, che la guerra fossa una cosa che non ci riguardasse più. In realtà, avevamo vissuto decenni di guerra fredda: solo che eravamo comprimari, ci mettevamo il teatro, da Vienna a Berlino a Londra, ma gli americani ci mettevano gran parte dell’ intelligence , degli armamenti, e pure la deterrenza nucleare. Non era poco … Poi abbiamo avuto la guerra nei Balcani, qui a due passi, dove abbiamo anche fatto la nostra (piccola) parte, ma allora i Balcani non erano ancora vissuti come Europa; era la vecchia Jugoslavia andata a pezzi, nella quale venivano al pettine i nodi della caduta del Muro e di Tito. Una mattanza tremenda, veri tentativi di pulizia etnica, eppure anche i caccia, che attraversavano l’Adriatico per andare sul teatro di guerra, li avevamo digeriti. Ma adesso i pezzi della ex-Jugoslavia sono Europa a tutti gli effetti: Slovenia e Croaz...

Tempi duri ...

Finalmente, all’alba del 2025, tutti quelli che si sono pasciuti di anti-americanismo per ottant’anni possono apostrofare gli odierni anti-trumpisti:  “Visto che avevamo ragione noi?” Quelli erano anti-americani quando l’America si contrapponeva al comunismo sovietico, prima quello staliniano, poi quello krusceviano, infine quello gerontocratico di Breznev, Andropov e Černenko, e ora si ritrovano anti-americani con l’America del padrino Don Trump, alleata con il post-sovietico, neo-zarista, Vladimir Putin. Paghi uno prendi due, si potrebbe dire. Pare di capire che la cosa metta un po’ a disagio, visto che con l’usuale nemico  “amerikano”  questi nostalgici e romantici reduci rivoluzionari si trovano in confezione regalo anche il post-sovietico Putin. L’anti-americanismo resta una costante irrinunciabile, pregiudiziale, mentre l’anti-putinismo, ad esso oggettivamente associato, è un po’ più ingombrante da gestire, visto che da tempo questi si scaldano per dimostrare che Pu...

Le basi del nostro mondo

In questi tempi così burrascosi, quando importantissimi vertici internazionali cominciano con critiche agli abiti dei partecipanti (la ormai mitica  polo  di Zelensky) e finiscono con urli e improperi (peraltro unidirezionali), come la scena delle ingiurie de  “La Gatta Cenerentola”  di De Simone, con la piccola ma sostanziale differenza che qui  “Ma che finzione! Realtà, realtà signori! Realtà!”  (come nel finale di  “Sei personaggi …”  di Pirandello), tutte le basi ideologiche della nostra cara società occidentale vengono terremotate e rimesse violentemente in discussione. Chi come Trump considera l’espressione del popolo, anche se condizionato e manovrato, la sola ed unica fonte di legittimazione del potere, con conseguente spregio di ogni elementare norma di convivenza civile, e chi, come noi vecchi  boomers  europei (perché tali siamo dentro, e ne siamo fieri), ritiene che i duecentocinquant’anni di storia, che ci hanno condotto all...