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E adesso?

  Bene, benissimo che sia una donna (e per di più LGBT+) la nuova Segretaria del PD. Mica solo Meloni …! Bene che ci sia stato un segno di forte rinnovamento, almeno nel vertice del Partito (vedremo se e come si propagherà più in basso …). Bene che sia stata eletta una Segretaria di 37 anni, la più giovane in assoluto, segno di un ricambio generazionale ultra-necessario. Bene l’entusiasmo che ha suscitato nell’area questa innegabile novità del panorama politico. Bene infine la relativamente alta partecipazione alle Primarie “aperte” (anche se sono lontani i picchi dei bei tempi …): è sempre confortante vedere oltre un milione di persone mobilitarsi, in una domenica piovosa, per un processo democratico. Abbastanza male tutto il resto. Già, perché Schlein ha vinto “a sorpresa”, forse, ma non ha vinto “a valanga”, come titolano i giornali con la solita insopportabile superficialità: ha vinto 54 a 46, o giù di lì. Ricordo che nelle altre Primarie il vincitore era sempre andato oltre il 60%

Stranamore è qui!

  La cosiddetta “deterrenza atomica” si fonda sul fatto che i contendenti sono consci che una guerra con armi nucleari non potrebbe essere vinta da nessuno, perché porterebbe inevitabilmente alla distruzione di tutte le parti in conflitto. Gli arsenali atomici, pur ridotti con i trattati vigenti, sono più che sufficienti per cancellare ogni forma di civiltà dalla faccia della terra e le capacità di reazione all’eventuale primo attacco sono tali da escludere la possibilità di un colpo senza ritorsione. Sulla base di questi principi, piuttosto ovvi anche se terrificanti, dagli anni Cinquanta del secolo scorso si è instaurato quello che con un po’ di enfasi letteraria è stato definito “l’equilibrio del terrore”. E in effetti ha funzionato, evitando scontri su larga scala come quelli devastanti avvenuti nella prima metà del Novecento. Non che siano scomparse le guerre (ce ne sono state e ce ne sono di continuo, specie “in periferia”), ma esse sono rimaste tutte ad un livello di intensità m

Rare, medium, well done?

  Nei Paesi dove la bistecca è quasi una religione (non solo quelli anglosassoni, ma anche Firenze, la Toscana, ...), è pressoché rituale chiederne all’ordinante il grado di cottura:  rare, medium, well done? , al sangue, media, ben cotta? Sono tre legittime possibilità fra cui ognuno sceglie secondo i propri gusti o abitudini (personalmente la preferisco  rare , anzi molto  rare , tanto che un imperturbabile cameriere britannico una volta mi rispose con un impagabile:  “I’ll bring you alive, sir!” ). Bene, quando si sceglie la scelta dev’essere tra possibilità omogenee, tutte paragonabili e fungibili tra loro. Nessuno chiederebbe mai: vuoi una bistecca o il sol dell’avvenire? Noi gente di sinistra (o giù di lì …) invece da oltre un secolo ci balocchiamo con una ”scelta” tra i possibili gradi di cottura della strategia di intervento politico sulla società: massimalista o riformista, come se si trattasse di due possibilità omogenee, tra cui scegliere secondo le proprie propensioni, gust

Nel saloon ...

  Tutti sapevano che sarebbero andati a votare solo quattro gatti, tutti sapevano che Fontana e Rocca avrebbero vinto a mani basse, tutti sapevamo che non era certo questa l’occasione per valutare la salute e le prospettive del Terzo Polo (o come diavolo si chiamerà). Tutti sapevano, tutti sapevamo ma, davanti ai risultati definitivi, ci si resta lo stesso di m …: inutile negarlo! La preoccupazione sale, la rabbia anche. Perché nemmeno l’opposizione unita avrebbe potuto farcela: i numeri sono impietosi, poi chi vota conta e chi NON vota NON conta, e raggranellare solo quei pochi punti con la lista del Terzo Polo non è certamente quello che ci si attendeva. Quindi poche scuse e pochi piagnistei: è un disastro! Keep calm and carry on!  – si dicevano gli inglesi nel 1940, ne  “L’ora più buia” . E se ne sono venuti fuori loro, dopo la battaglia d’Inghilterra, e noi appresso, solo molti anni dopo, vuol dire che tenersi lucidi, pensare ed agire con determinazione è il solo modo per sopravviv

All'armi, son fascisti ...!

Se non ricordo male, in altri tempi si chiamava  “dilemma del mitragliere” , ovvero: aspettare che l’aereo nemico si avvicinasse aumentava la probabilità di colpirlo, ma anche quella che fosse lui a colpirti per primo; oppure anticipare il tiro, con minori probabilità di centrare il bersaglio, ma minori probabilità di essere a tua volta centrato... Trovare l’attimo giusto non è facile … spesso si va ad istinto, oppure ci si dota di opportuni e non banali modelli matematici che aiutano a prendere la decisione (si chiama  “ricerca operativa” ). Oggi il Terzo Polo è in una situazione simile rispetto alla decisione di fondare il promesso Partito unificato dei riformisti: aspettare che maturino le condizioni per raccogliere quanti più soggetti politici potenzialmente interessati, col rischio che la situazione però si sfilacci e l’attenzione dell’opinione pubblica scemi, oppure procedere senza indugi, pochi mesi, per mettere sul tavolo una proposta politica compiuta, col rischio però di tagl

Spigolature

  “Settimana fondamentale” , diceva, e lo diceva immancabilmente tutti i venerdì, Lelio Luttazzi, introducendo la prima Hit Parade alla radio (questa è archeologia mediatica e non pretendo che sia nei ricordi di tutti). Si è passati dalle intercettazioni al Festival di Sanremo, dalla cattura del boss agli anarchici, dalle gabbie salariali fino ai salti della quaglia di Dino Giarrusso, ex-Iena ormai declassata a più innocuo volatile. Andiamo con ordine: sull’argomento Giustizia, e intercettazioni connesse, si è scatenato un mastodontico fuoco di sbarramento da parte di stampa, televisione, magistratura, parti politiche assortite di destra e di sinistra, manco fosse in pericolo lo Stato di diritto. Che in realtà è davvero messo in pericolo, ma dall’uso abnorme, e relativa diffusione, di un pur fondamentale strumento di indagine, che nessuno, ripeto nessuno sano di mente, ha mai pensato di eliminare. Ma si sa che l’espediente dialettico più comune è attribuire all’avversario cose che in r

Le lacrime di Livia

  È circolato in questi giorni un sondaggio, effettuato tra iscritti e militanti del PD, su un tema cruciale: si deve  “governare per il cambiamento anche rinunciando ad alcuni punti identitari”  o di deve  “essere fedeli alla propria identità anche rinunciando a governare” ? Domanda esistenziale, sulla quale il Partito, guarda un po’, si è diviso in due metà, come una mela. Come conciliare due posizioni così diverse in un’unica proposta politica? Chiunque sarà il nuovo Segretario/a, quale anima rappresenterà? O come le terrà insieme? Fintantoché si sta all’opposizione l’argomento può essere pure sottaciuto, ma non appena questo Governo dovesse scricchiolare e si dovesse quindi agire per favorire un ricambio politico, cosa farà il PD con la nuova dirigenza? Resterà rigido o parteciperà al gioco democratico cercando alleanze e compromessi che lo riportino nell’area di Governo? Quando nacque nel 2007, il PD aveva chiaro che un Partito moderno esiste per governare e che, se perde le elezi

Appunti e quaderni

  Lo sgarrupato blog che state leggendo,  IL QUADERNO DI ET – Pensieri e parole dal pianeta Terra , ha appena compiuto ben due anni di vita, essendo nato il 7 gennaio del 2021, all’indomani della improvvisa dipartita dell’indimenticato Giuseppe Turani, che mi faceva l’immenso onore di pubblicare ciò che scrivevo sul suo autorevole  “Uomini & Business” , ma anche alla vigilia dell’arrivo al Governo di Mario Draghi, rarissimo, direi unico, caso in cui l’uomo migliore possibile va ad occupare il posto più importante del Paese. Ogni tanto capita: qui da noi è capitato, non per caso, ma è capitato. È durato 554 giorni. Ora pare che la nuova Presidente (che  non  è la migliore possibile …) abbia instaurato un colloquio con cittadini e media attraverso  “I quaderni di Giorgia Meloni”  … la Presidente usa il plurale perché è ovviamente molto più importante, e di quaderni ne ha molti di più … Non preoccupatevi, cari amici lettori, non cambierò il nome del mio blog! Nessuno confonderà i quad

Destra e sinistra, ancora

  Questo è un messaggio (non in bottiglia) destinato a tutti quelli che si stanno sbattendo per dare vita e futuro al cosiddetto Terzo Polo (o come deciderà di chiamarsi). Ha certamente ragione Carlo Calenda quando denuncia che destra e sinistra negli ultimi tempi (una trentina d’anni almeno) si sono confuse, mischiate, scambiate di ruolo, con connotazioni che non sono più riconducibili né all’una né all’altra tradizione culturale. Ha ragione e gli esempi che porta sono tutti illuminanti. Questa deprecabile situazione però non è capitata per caso, per malasorte o per qualche bizzarra congiunzione astrale. È capitata perché, da un po’ di tempo in qua, forse per pigrizia o conformismo, si è smesso di verificare con puntualità la coerenza delle politiche con i principi, gli ideali, le radici che hanno connotato, da che esiste la democrazia, i concetti di destra e sinistra. La destra e la sinistra esistono in natura, lo sappiamo tutti, e tanto più hanno senso in un’assemblea rappresentativ