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Draghi nel mirino

I cultori della politica romanzata, ovvero quasi tutti i commentatori politici più in vista, incapaci di reggere la tensione spasmodica dell’attesa naturale degli eventi, devono a tutti i costi creare la notizia tutti i giorni, anche quando la notizia non c’è o comunque non rappresenta granché. Si sa, l’industria dell’editoria ormai vive solo di finto sensazionalismo, di continui improbabili scoop rivolti ad un pubblico che, come un drogato, chiede emozioni sempre più forti. Prima o poi finiremo in overdose e dio sa cosa potrà succedere delle nostre fragili democrazie. L’ultimo evento che ha messo in fibrillazione la comunità degli analisti o sedicenti tali è stata la conferenza stampa di fine anno di Mario Draghi. Il Presidente ha parlato a lungo, ha risposto a tutte le domande, non si è risparmiato, e ha parlato chiaro, mica per ellissi o metafore. Malgrado ciò i cultori della politica romanzata si sono superati nel cercare, trovare, decrittare e divulgare al volgo ignorante tutta un

Due pesi e due misure

Scorro i titoli (titoli, non titoloni, salvo rare eccezioni …) dedicati dai media allo sciopero generale del 16 scorso e ritrovo in molti di essi parole ed aggettivi che mi suonano familiari: “inopportuno”, irresponsabile”, “incomprensibile”, “non era il momento”, “il narcisismo di Landini” (questo l’ho scritto persino io …). Leggo, e mi torna in mente un anno fa, quando in questi stessi giorni si stava concretizzando la sfida di Renzi a Conte con la minaccia, poi attuata, di dimissioni dei Ministri e conseguente crisi di Governo. Anche allora, e per tutto il mese di gennaio seguente, fu un continuo martellamento di “irresponsabile”, “inopportuno”, “incomprensibile”, “ego smisurato” (di Renzi), eccetera eccetera. Ci ricordiamo bene, no? Poffarbacco, mi son detto! (così, con fare deamicisiano …). Ma guarda un po’, due atti politici di rottura, uno sciopero e una crisi, ad un anno di distanza, etichettati (e bollati) con gli stessi termini, nello stesso modo. E praticamente dagli stessi

I duellanti

È un vecchio film (1977) di Ridley Scott, il suo esordio alla regia, tratto da un romanzo di Joseph Conrad. Nella Francia napoleonica due ufficiali (e gentiluomini …) si rincorrono per anni, scontrandosi e duellando ogni volta che possono. Le origini del dissidio sono lontane e sempre più sfumate, quasi si perdono nei decenni, ma i due rigidi militari continuano a cercarsi, e trovarsi, sforzandosi di regolare definitivamente la loro questione d’onore. Keith Carradine e Harvey Keitel danno corpo ai due baldi e irriducibili avversari, tra divise, cavalli, spade, pistole e sangue: non importa chi alla fine prevarrà, importa la strenua resistenza all’idea di pacificarsi, che impedisce loro di trovare un ragionevole piano d’intesa. L’importante, comunque, è che nessuno ci lascia la pelle. Il finale è incruento. Renzi e Calenda: duellanti da tempo, per motivi assolutamente irrilevanti, ma molto persistenti. Militerebbero entrambi nello stesso esercito, quello dei riformisti liberali e democr

Sciopero ...!

Si rimane quasi senza parole di fronte all’incredibile proclamazione di uno sciopero generale di otto ore (ovvero il massimo possibile, prima dello sciopero ad oltranza e della rivoluzione …!) da parte di due sindacati su tre (la CISL infatti ha lasciato la faticosa incombenza alla CGIL ed alla subalterna UIL, ripiegando su una innocua manifestazione al sabato pomeriggio). Incredibile ma vera, seppure l’operazione sia palesemente sovra-dimensionata, sproporzionata e definitivamente fuori scala rispetto al momento. Gli scioperi generali non sono cosette: non sono  flash mob  convocati sui social tra amici e sodali per qualche pur nobile motivo contingente, e poi si va tutti a prendere un aperitivo ... Una volta con gli scioperi generali si facevano cadere governi (Rumor nel 1970), si mobilitavano masse immense di lavoratori per obbiettivi alti, era un’estrema forma di lotta che non poteva restare senza conseguenze, pena la perdita totale di credibilità da parte di chi l’avesse proclamat

Il grande spettacolo del Quirinale

L’elezione del Presidente della Repubblica avviene di regola ogni sette anni ed è uno dei momenti salienti della vita della nostra polis . Non c’è da stupirsi che l’evento susciti interesse, che se ne discuta, che si facciano congetture e previsioni. Sarebbe ben strano che in un giorno di fine gennaio un migliaio di parlamentari si desse improvvisamente convegno a Montecitorio e zitto zitto eleggesse un tizio che per sette anni  “è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale” , facendo da garante della Costituzione! Tutte le nomine pubbliche sono casi politici, anche quelle delle partecipate minori, figuriamoci questa! Aggiungiamo che per l’elezione non c’è un “metodo” codificato: ci sono alcune regole, molto semplici, c’è una prassi, ma non è prevista, che so, una campagna elettorale, un’escussione di curricula di candidati, un dibattito preparatorio, nulla di tutto ciò. È solo stabilito (art. 83 e seguenti della Costituzione) che il Parlamento, integrato dai Rappresentanti de

Piccoli terrapiattisti crescono ...

Casomai qualcuno ancora nutrisse dei dubbi, il recente rapporto del CENSIS (mica uno spara-sondaggi qualunque …) ha confermato che l’Italia è un Paese di creduloni un po’ fessi, ma che si credono molto furbi (come d‘altronde tutti quelli un po’ fessi …). Guai a generalizzare, ma quando un buon 10% non crede all’allunaggio del 1969, o un 5,8% crede che la Terra sia piatta come un pizza quattro stagioni (che in effetti sono davvero quattro …), c’è poco da stare tranquilli. Ovvio che il 5G è figlio di Satana (19,9%), che il Covid è un’invenzione di Bill Gates e della Spectre-Big Pharma (5,9%) e il vaccino è inutile (10,9%)! Vero è che si tratta di minoranze, ma sono minoranze corpose, mica quattro bontemponi annebbiati da troppi spritz a stomaco vuoto. Sarà che non potrò mai dimenticare quella notte di luglio passata davanti ad un televisorino da 15” in bianco e nero, seduto su una scomoda sediolina da spiaggia (casa di mare …) a guardare immagini sfocate che arrivavano da un altro mondo,

Riprendiamoci la sinistra ...!

Comincio a sentirmi a disagio. E comincio pure ad incazzarmi … In un momento in cui il casino è sommo, in cui ognuno va per i fatti suoi, ognuno mira a fare le scarpe al vicino di destra o di sinistra, che è sempre il peggior nemico e il più pericoloso contendente dello stesso spazio elettorale, in un momento in cui chiunque ha un nome per il Quirinale e quindi, per non sbagliare, si confida nella riconferma di Mattarella (malgrado lui…!) o il  “promoveatur” (“ut amoveatur”)  di Mario Draghi, e infine quando pare impossibile far arrivare la legislatura al suo termine naturale, insomma in questo marasma molto poco creativo e soprattutto molto pericoloso per le sorti di questo disgraziato Paese, io, orgogliosamente riformista, devo sentirmi chiedere se sto con la sinistra oppure sto con la destra? “Ma mi faccia il piacere …!”  – avrebbe detto Totò. Qui si stanno artificialmente raffigurando due simulacri, finti e falsi come una banconota da due dollari, di blocchi, autoproclamatisi destr

La gabbia di matti

Grande è la confusione sotto il cielo! Parola sia di Mao Zedong che di Massimo D’Alema … roba da  lìder maximi , mica nespole. Il “tutti contro uno” precipita verso un furibondo “tutti contro tutti”, dove si menano le mani solo per il gusto di menarle, per far sentire la propria presenza, il proprio peso. Inutile cercare un briciolo di razionalità. Ognuno per sé e Dio … pare in tutt’altre faccende affaccendato. Come spiegare la sfuriata isterica di Carlo Calenda, al quale parte l’embolo in diretta TV e comincia a berciare in romanesco che a lui  “de Renzi e de la Leopolda nun je ne po’ frega’ de meno!” ? E lo ripete, compiacendosi del suono della sua voce, lo scandisce bene, l’occhio a palla, tradendo l’evidente imbarazzo che deve provare nel constatare che invece con la Leopolda deve confrontarsi eccome … altrimenti,  “ma ‘ndo’ va?” . E' proprio il  “nondum matura est”  della volpe con l’uva. Sono piccoli episodi, che denotano il nervosismo, le terribili difficoltà del momento, e

Delfini, nemici e una piccola storia di giornalismo moderno

“L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere”. Uno può scomodare Gaetano Salvemini e la sua rivendicazione di onestà intellettuale, può rifarsi ai modelli del giornalismo indipendente americano (Woodward, Bernstein e il Watergate,  “Democracy Dies in Darkness”  sulla testata del Washington Post, la casa di vetro di Renzo Piano per il New York Times), può ricordare i tanti giornalisti con la schiena dritta che a volte hanno pagato molto cara la loro postura, uno può sottolineare che la libertà di stampa è indiscutibile caposaldo della democrazia, ma poi è costretto a passare dalla poesia alla prosa, e leggere il seguente titolo su un importante, storico, più che centenario quotidiano torinese: “Renzi apre la Leopolda ma il suo delfino Nardella va dal “nemico” Di Maio” . Il titolo troneggiava al centro della sezione politica del sito internet della testata già dalla serata di venerdì 19 novembre, ed era ancora lì domenica, dopo oltre 36 ore dall’apertura, e dopo tutta una secon

Far West!

  Uno si chiede: “Cosa sta succedendo?” È evidente il clima elettrico, palpabile la fibrillazione: sono in atto manovre, grandi e piccole, palesi e oscure, in superficie ed in profondità. L’anno scorso di questi tempi stava emergendo la terribile inadeguatezza del governo Conte2, cosiddetto giallorosso: c’erano in giro banchi a rotelle, romantiche primule per le imminenti vaccinazioni, non c’era ancora neppure l’ombra di un PNRR, che doveva di lì a poco essere presentato a Bruxelles, e nella maggioranza qualcuno cominciava a ventilare l’ipotesi di uscire dal Governo, provocandone la caduta. Ci ricordiamo tutti come andò: il terremoto condusse alle dimissioni di Conte, la spasmodica quanto inutile ricerca di una nuova maggioranza (i famosi e mai visti Responsabili), l’incarico esplorativo a Fico, l’avvento di Mario Draghi, il Governo di semi-unità nazionale. Il tutto fu accompagnato da una martellante campagna di stampa e televisiva (per non parlar dei social) contro l’”Irresponsabile I