Caro Enrico, so bene che scrivere a chi non c’è più può sembrare un logoro esercizio retorico, ma nel tuo caso è improprio dire che “non ci sei più” . In occasione del centenario della tua nascita, appena trascorso. abbiamo potuto constatare quanto la tua sia una presenza ancora molto viva, che travalica i tuoi tanti estimatori politici e si allarga in un vero e proprio “sentimento popolare” , che forse davvero “nasce da meccaniche divine” . Certo, ci sono ventenni che balbettano (nel bel documentario di Walter Veltroni) indecisi se eri un mafioso o un magistrato, un politico (destra, sinistra, fa niente…) o un giornalista, ma è fuori dubbio che la tua figura abbia segnato e continui a segnare un mondo, un’epoca, una quindicina d’anni tra i più densi della nostra Repubblica. Anni in cui la nostra travagliata vicenda politica ha cercato di prendere una piega più congruente con la storia degli Stati Occidentali, democrazie aperte caratterizzate dall’alternanza dei partiti al potere, s
Pensieri e parole dal pianeta Terra