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Pronostici ed auspici

  Gianni Mura, raffinato ed indimenticabile scrittore (molto più che giornalista!) di sport, costume, buon mangiare e bere, all’inizio di ogni campionato di calcio soleva interrogare quella che lui chiamava (da sardo buongustaio) la  “palla di lardo” , per trarne pronostici e formulare auspici. Altro che fondi di caffè …! Sarei tentato di fare lo stesso per le prossime elezioni ma, non essendo Gianni Mura, ho più di una remora; ciononostante, non resisto alla voglia di azzardare, anche senza la palla, una via di mezzo tra un pronostico ed un auspicio. D’altronde, al massimo sbaglio di grosso, ma nessuno, spero, me ne vorrà. Vuol dire che sopporterò qualche inevitabile risolino di compatimento. E quindi, come va a finire? Prevedo, ma pure auspico, che il 26 settembre staremo esattamente come il 24 settembre. Ovvero, non cambierà nulla, a parte i nomi di un po’ di parlamentari ed il loro numero complessivo. Avremo cioè fatto una gigantesca  ammuina  di oltre due mesi, e speso qualche cen

Il mondo ci guarda

  Se putacaso ( e sottolineo se … ) aveste prestato dei soldi (non pochi spiccioli, ma soldi veri) ad un parente o un amico in difficoltà che ve li ha chiesti con tanta insistenza che non avete avuto cuore di rifiutarglieli, e questo si fosse impegnato a restituirveli in tempi certi con un tasso di interesse “di mercato” (non da usura, perché voi non siete usurai …), e se constataste che il parente o l’amico, invece di sforzarsi di risolvere le sue difficoltà, se ne creasse altre, che so …, facendo una vita al di sopra delle sue possibilità, giocando al casino, spendendo e spandendo senza molto criterio, cambiando una macchina nuova con una ancora più nuova, partendo per una lunga vacanza nei mari del sud, o mandasse via un buono e saggio consulente finanziario per affidarsi ad uno con una pessima reputazione, dite la verità, vi preoccupereste o no? Non vi verrebbe voglia di non prestargli più manco una bicicletta vecchia e anzi, non cerchereste il modo per rientrare dei soldi il prima

Buscopan a vagoni ...

È tempo di liste elettorali, è tempo di furiosi mal di pancia. A sinistra come a destra, è tutto un recriminare, un dispiacersi, un condannare la spietata partitocrazia che partorisce liste sempre sbagliate, sempre inadatte, sempre inaccettabili. Ma da che elezione è elezione, è sempre stato così. E già, perché malgrado gli anatemi, pelosi e molto ipocriti, contro le spietate segreterie che scelgono, accettano, rifiutano, altro sistema non è conosciuto nel mondo democratico. (Salvo voler prendere sul serio le surreali autocandidature social grilline, che hanno portato in Parlamento la più improbabile e nefasta classe dirigente della storia della democrazia, fin dai tempi di Pericle). Certo, i listini bloccati possono fare rabbia per il loro cocciuto e ottuso determinismo, ma non è che le preferenze libere si possano esprimere a capocchia …: sempre in una lista, definita da qualcuno, devi scegliere e, se non sei entrato nella lista, nessuno ti può votare. Col che, le segreterie dei part

Il nuovo che avanza ...

  I tanti che affermano senza ombra di dubbio come Giorgia Meloni sia la sola ed autentica novità di queste elezioni, sperticandosi in lodi per l’abilità con cui ha portato il suo partito dal 4% (reale) al 25% (nei sondaggi), dovrebbero ascoltare, se non l’hanno già fatto, il video francese di oltre 25 anni fa (1996), nel quale la giovane Giorgia, aveva 19 anni, dichiarava in un buon francese (già allora mostrava una certa qual inclinazione, avendo fatto il Liceo Linguistico) che Mussolini era stato un ottimo politico, che aveva sempre fatto il bene dell’Italia, non tenendo in nessun conto una guerra rovinosa, le leggi razziali, le persecuzioni dei dissidenti, la chiusura del Parlamento, ed altre minuzie del genere. Stupidaggini nostalgiche e antistoriche. Ma il problema non sono affatto le sue pur discutibilissime affermazioni (scriveva Guccini:  “a vent’anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell’età …” ), quanto il fatto inconfutabile che già oltre 25 anni fa la g

Le riforme dei riformisti

Si fa un gran parlare di riforme, riformismo e riformisti. Diamo tutti per scontato il significato di queste parole, ma forse non è proprio così scontato … Queste elezioni saranno tutte giocate sul grado di riformismo dei protagonisti, ma il concetto rischia di risultarne travisato, confuso, perfino mistificato. Tutti infatti possono definirsi riformisti, tutti possono rivendicare la necessità e la volontà di riformare qualcosa, di varare riforme che modifichino anche in profondità l’assetto politico e sociale del Paese. È riforma il presidenzialismo, come è stato riforma il reddito di cittadinanza, oppure lo sarebbe una fantomatica “flat tax”, o una Quota cento e rotti per le pensioni. Ma lo furono anche le unioni civili, l’assetto delle banche popolari, il 730 precompilato, il canone TV in bolletta, la trasformazione del Senato (bocciata dal referendum), … Tutte riforme, più o meno incidenti, più o meno efficaci, più o meno accettabili e opportune. E allora tutti ugualmente riformist

Ancora consigli non richiesti ...

  Alla fine, il Terzo Polo è nato. Il travaglio (con la minuscola) è stato lungo e tormentato, ma adesso c’è e bisogna farlo crescere bene e in fretta, senza indugi né incertezze. Si tratta della vera e sola novità di queste elezioni, un’offerta politica di cui in molti sentivamo ormai l’urgente necessità. I media, che non amano chi turba i comodi equilibri esistenti, hanno subito iniziato un sommesso cannoneggiamento bipartisan, tutto basato sul  “sopire, troncare, …, troncare, sopire”  di manzoniana memoria. Guai a dare troppa importanza al neonato soggetto, cercarne con certosina dedizione tutte le possibili contraddizioni, sempre fare ironia, il più delle volte grossolana, spesso deridere apertamente, se non addirittura schernire, simbolo, persone, idee e via così. La piccineria di certi giornalisti (non faccio nomi, ma chi masochisticamente segue talk e giornali maggiori sa bene a chi mi riferisco) esplode in tutta la sua creatività: uno spettacolo deprimente, che purtroppo andrà

Lunga la strada ...

  La tanto discussa e contestata decisione di Carlo Calenda di uscire dal patto troppo affrettatamente firmato con il PD e con i suoi irrinunciabili alleati (i perennemente sconfitti e perdenti della sinistra radicale) ha cominciato a fare un po’ di chiarezza. Se ora, come auspicabile, si concretizzerà la nascita del mitico Terzo Polo con lo stesso Calenda, Renzi, Pizzarotti, Moderati, Repubblicani, un altro passo sarà stato compiuto. Verso dove? La méta, ovvia e scontata per chi non disgiunge la politica dal pragmatismo delle cose possibili e concretamente fattibili, è l’unificazione di tutti i riformisti. Mancano ancora (e mancheranno per un po’ …) i riformisti (non pochi) rimasti ingabbiati nel PD ormai a trazione massimalista e lontanissimo dalle originarie intenzioni dei suoi fondatori. Il discorso di Veltroni al Lingotto di Torino nel luglio 2007 è purtroppo stato travolto dalla smania egemonica dei massimalisti, che non hanno saputo e voluto accettare la nascita di un vero parti

Una storia infinita

L’invereconda (e ormai anche tragicamente buffa) gazzarra che si sta svolgendo in questi giorni intorno al PD ed alle sue avventurose alleanze strategiche o elettorali (ma qual è la differenza …?) ha origini molto, ma molto, lontane. Non è, come potrebbe sembrare, frutto della confusione creata dalla inopinata caduta del governo guidato dall’italiano più eccellente, dall’eccezionale stato di crisi internazionale né dalle opprimenti condizioni metereologiche. No, è ben di più, è una specie di saga alla maniera di  Highlander , che si protrae da oltre un secolo. E come ogni saga che si rispetti, non finisce mai. Vi risparmio un compendio storico sulla sinistra dall’inizio del Novecento a oggi, ma lo scontro titanico tra massimalisti e riformisti ha davvero più di cent’anni. Massimalisti, sognatori rivoluzionari, populisti, contro riformisti, miglioristi, progressisti, liberalsocialisti (i soliti  RDLSEPLG+  …), l’un contro l’altro armati e purtroppo sempre pronti a disputarsi all’ultimo

Die Hard

La Treccani così definisce la  “coazione a ripetere” :  tendenza incoercibile a porsi in situazioni penose o dolorose, senza rendersi conto di averle attivamente determinate, né del fatto che si tratta della ripetizione di vecchie esperienze. Insomma,  play it again, Sam!  Fallo di nuovo, sempre uguale, ormai è un tarlo piantato nel cervello … Sto ovviamente parlando della nefasta tendenza all’ammucchiata politica, dello sforzo incoercibile di complicarsi la vita, della patologica incapacità di NON dire mai parole chiare e franche agli elettori e farsi così del male. La ben nota  “sindrome Tafazzi” , insomma. È evidente a tutti che le elezioni del prossimo 25 settembre sono di un’importanza capitale: inutile spendere parole. Dovrebbe essere altrettanto chiaro a tutti che per vincere bisognerebbe presentare agli elettori proposte definite, coerenti, concrete, realizzabili, in sintonia con le esigenze della parte più sana e produttiva del Paese, quella parte che desidererebbe uno svilupp

The Rubber Duck (l'anatra di gomma)

Sostiene il mio amico (e compagno) Sergio Staino che sono un  “maledetto renziano, ma che spesso i "renziani" dicono cose interessanti e molto utili” . Bontà sua, è comunque un raro e pregevole esempio di onestà intellettuale, soprattutto in un momento come questo, quando i rapporti tra l’intera struttura del PD (base e dirigenti) ed il mondo riformista democratico liberalsocialista europeista progressista laico riformista garantista … (la famosa area  RDLSEPLG+ ) sono arrivati ad un livello bassissimo, forse al punto di rottura. Quando leggerete queste righe, probabilmente sarà già chiaro quale assetto avrà assunto la sinistra per competere alle elezioni del 25 settembre. Competere e vincere, chissà, ma più facilmente per competere e perdere, forse onorevolmente, ma non è detto … Fatto sta che molti nodi sembrano essere arrivati al pettine. Rispondendo ad un istinto ormai atavico, il PD tende a raccogliere tutto ciò che si muove alla sua sinistra, con l’ovvia e facile parola