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La "Democrazia Europea"

  I populisti, quelli veri, sono imbattibili. Nel senso che il loro messaggio è talmente diretto, esplicito ed accattivante, che per molti è irresistibile. Individuare un nemico da combattere, dare risposte semplici a problemi complessi, anche se le risposte non sono per niente efficaci, illudere che basti poco per fare gli interessi di chi si sente abbandonato, affidarsi ad un demiurgo, uomo o donna, che ha sempre la risposta pronta, mai dubitativa ma fortemente assertiva, sono strumenti che fanno molta presa e conducono alla vittoria nelle elezioni, specie quando buona parte dell’elettorato neanche si prende più la briga di fare una passeggiata fino al seggio la domenica (o il lunedì). Per essere populisti bisogna esserlo fino in fondo: e così si ottengono i risultati eclatanti che vediamo. Chi sta nel mezzo, incerto ed indeciso, non è credibile, e la gente (la famosa  ggente  …) sceglie l’originale. Quanto sopra non ha la pretesa di essere chissà quale analisi, ma comunque mi pare d

Il terremoto

  Inutile negarlo: l’infausto esito delle elezioni del 25 settembre scorso ha terremotato tutta la politica italiana. Non sarebbe stato ineluttabile, se solo un po’ di saggezza politica avesse albergato in alcuni protagonisti, ma ormai è inutile recriminare. Sangue da certe rape non ne esce … Quell’esito ha conferito alla destra un potere totale, per il quale è risultata finora largamente non attrezzata, con quel che ne consegue riguardo alla qualità dell’amministrazione. Infatti arraffano tutto il disponibile in modo bulimico, con i risultati che abbiamo sotto gli occhi. Speriamo che almeno reggano i conti pubblici … All’opposizione ha tolto letteralmente l’aria per respirare. E infatti da quelle parti si annaspa come non mai … La forza politica più nefasta che si ricordi, dal fascismo in avanti, ovvero i cinquestelle, arrivata alle elezioni in pesante debito di ossigeno, si è salvata in  corner , enfatizzando le sue più bieche pulsioni populiste, solleticando il peggio dell’animo di

Chi armava Annibale...?

Avevo scritto:  “Nessuno tocchi Rovelli!” , parafrasando il  “Nessuno tocchi Caino!” , che impone di garantire la salvaguardia anche di un colpevole (è il principio dell’ Habeas Corpus , previsto fin nella  Magna Carta  nel 1215). Nel nostro caso si tratta di salvaguardare il diritto di espressione che è alla base della civiltà occidentale: il diritto di poter dire anche le peggiori fesserie, purché non costituiscano reato di altro genere (diffamazione, oltraggio, ecc.). E invece, in capo a pochi giorni dalle sparate, diciamo, “pacifiste” del Professore al Concerto del Primo Maggio, ecco che addirittura uno zelante funzionario ministeriale gli revoca un invito ad una prolusione da tenere presso la prossima Fiera del Libro di Francoforte. Apriti cielo! Fiumi straripanti di solidarietà pelosa da parte di tutta la schiera di finto-pacifisti nostrani, sedicenti intellettuali più o meno fasulli, strenui difensori di ogni diritto, ben pronti a far sentire la loro protesta vibrante per l’affr

AAA Cercasi leader disperatamente ...

  Questa è una lettera aperta (non proprio amorevole) a Carlo Calenda e Matteo Renzi (in ordine alfabetico). Ho promesso di non chiamarli più Bibì e Bibò da quando sono stati protagonisti del pasticcio politico culminato nella rottura del costituendo Terzo Polo. Non più monelli discoli, ma distruttori dispettosi. A dire il vero già da agosto i soliti media maldicenti e prevenuti avevano preconizzato la prossima fine del sodalizio inaugurato in vista delle elezioni del 25 settembre scorso. Gli ottimisti un po’ creduloni come me avevano pensato alle solite manovre dei media pilotati da avversari politici, come sempre poco propensi a giudicare favorevolmente le novità. Si diceva durasse due mesi: ne sono passati otto, da agosto ad aprile, nemmeno una gravidanza. Poi l’aborto. Una fine che più indecorosa non si sarebbe potuto immaginare. Sono volate parole grosse (soprattutto da una parte), poi allusioni, smentite, retroscena, gossip, frecciatine, risentimenti, tutto un campionario degno d

Gli uomini, i petardi e la sinistra

  Qualche settimana fa Michele Serra, in un‘Amaca dal titolo significativo di “Uomini e petardi”, faceva dell’ironia sull’ultimo lancio della Space X di Elon Musk, conclusosi con un’esplosione quando il razzo (il più grande e potente mai costruito al mondo) aveva quasi raggiunto la sua destinazione orbitale. Un po’ seccato dal tono irrisorio dell’Amaca avevo commentato: Caro Michele, avrai notato dai commenti all’Amaca che in tanti (molti più del solito) non concordano con il tuo giudizio sferzante su Elon Musk e le sue imprese spaziali. Secondo me stai dimostrando di essere affetto da un misto di miopia e di pregiudizio ideologico. Quelli di Musk non sono gli unici e ultimi miliardi sulla terra: fortunatamente esistono enormi risorse per opere di salvaguardia del territorio e dell’ambiente e non è detto che sia Musk a dover provvedere alla bisogna. Lui persegue altri obbiettivi, tutti leciti, legittimi, ed anche molto utili. Musk è libero di investire (non spendere …!) nelle imprese s

Le verità del Professore

L'assoluta ed indiscussa eccellenza di Carlo Rovelli nel campo della fisica teorica non è un viatico per sproloquiare senza contraddittorio anche su argomenti che con la fisica non c'entrano nulla. E invece il Professore approfitta della notorietà acquisita per lanciare messaggi (legittimi, intendiamoci …), che però valgono esattamente come quelli di qualunque altra persona, meno nota, sconosciuta e con minore accesso ai media. E' il paradosso della notorietà che allarga, spesso in modo improprio, la sfera di influenza di personaggi famosi, che ne approfittano senza ritegno, debordando in ogni dove. Quello di Rovelli non è il solo caso, penso per esempio al professore Odifreddi ed alle sue frequenti incursioni nella politica, con opinioni molto discutibili ... Opinioni, appunto, cui l’autorevolezza della fonte non conferisce alcuna autorevolezza specifica. Insomma, sono discorsi da bar, o da salotto, come i miei o di chiunque. Tuttavia, non è affatto un bello spettacolo ved

L'art. 4

“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” Quale giorno migliore del 1^ maggio per rileggere e commentare l’art. 4 della Costituzione? Tutto l’art. 4 però, primo e secondo comma, ché così è scritto il testo. Il  diritto al lavoro  è riconosciuto a tutti dalla Repubblica. Quindi tutti hanno il diritto di lavorare, a nessuno può essere impedito, visto che la stessa Repubblica è  fondata sul lavoro  (art.1), ovvero conta sulla volontà e sulla capacità dei singoli cittadini per il  progresso materiale o spirituale della società . La stessa Repubblica  promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto , ovvero fa sì che a nessuno sia impedito di lavorare, di contribuire al benessere di tutti, fa sì che tutti po

La Festa

  Parliamoci chiaro: il 25 aprile è la Festa di chi ha vinto la guerra contro il nazifascismo e si riferisce apertamente alla storia ed alla tradizione di chi quella guerra ha combattuto e vinto, con la divisa o senza, in montagna, in città e in ogni dove. Su quella vittoria, a partire da quella vittoria, è stata costruita una Repubblica con una Costituzione che trasuda antifascismo da tutti i pori, checché ne dica La Russa, che pateticamente fa lo gnorri e preferisce mostrare una crassa ignoranza piuttosto che andare contro le sue evidenti radici culturali. È quindi soltanto ovvio che gli sconfitti non abbiano nulla da festeggiare. Chi mai festeggia una sconfitta, per di più rovinosa, epocale, complessiva, come quella? È innegabile, lo dice la loro storia, che la destra al Governo, almeno quella di Fratelli d’Italia ma non solo, affonda le sue radici nella storia e nella tradizione della parte sconfitta. E ci stupiamo che non sentano il 25 aprile come loro festa? Per sentirla loro, do

Nostalgia canaglia

  Che strano effetto vedere a breve distanza di tempo l’ultimo film di Walter Veltroni ( Quando ) e quello di Nanni Moretti ( Il sol dell’avvenire ) … Non sto a raccontarveli perché è meglio andare a vederli, al cinema, al buio, sul grande schermo. E anche se non hanno effetti speciali (figuriamoci …!), nella sala vera (e non sul divano di casa) è sempre tutta un’altra cosa. Vorrei trasmettervi la curiosità di vederli e mi piacerebbe, dopo, aprire un bel dibattito … Si leva una voce fantozziana dal fondo:  “No, il dibattito no …!” . Però, però, …, date le caratteristiche dei due film, un bel dibattito, come si faceva una volta al  cineforum , ci starebbe proprio bene. E già, perché si tratta di film di altri tempi, che parlano di altri tempi, di persone di altri tempi, di storie d’altri tempi, di un mondo che non c’è più  “e il tempo andato non ritornerà” , come cantava Franceso Guccini tanti decenni fa. Per carità, entrambi i film sono pieni di sensibilità modernissime, quotidiane, pi

Il sol dell'avvenire

  C’è un tormentone che gira gira e continua ad inquinare, a mio modesto parere, il dibattito politico riguardante il Terzo Polo (che anche senza il  Calenda furioso  esiste ancora in natura …!). Chissà che forma prenderà e come si chiamerà, ma l’esigenza di quel progetto politico resta intatta, malgrado le intemperanze e gli scatti di nervi. Non starò a descriverlo per l’ennesima volta, ma su un punto vorrei insistere, a costo di risultare pedante. Il polo riformista non dovrà essere né  moderato  né  di centro , anche se dappertutto si legge e si dice che quello sarebbe il target individuato ed ineluttabile. Per quel che vale (poco o niente) non sono affatto d’accordo, anche se comprendo le esigenze comunicative di politici e media di utilizzare categorie conosciute, a cui s’è fatta l’abitudine e perciò non urticanti per alcuno. E si sa che moderati e centristi sono rassicuranti e non hanno mai fatto perdere il sonno a nessuno. Peccato però che ciò di cui l’Italia ha, e non da oggi,