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Le riforme dei riformisti

Si fa un gran parlare di riforme, riformismo e riformisti. Diamo tutti per scontato il significato di queste parole, ma forse non è proprio così scontato … Queste elezioni saranno tutte giocate sul grado di riformismo dei protagonisti, ma il concetto rischia di risultarne travisato, confuso, perfino mistificato. Tutti infatti possono definirsi riformisti, tutti possono rivendicare la necessità e la volontà di riformare qualcosa, di varare riforme che modifichino anche in profondità l’assetto politico e sociale del Paese. È riforma il presidenzialismo, come è stato riforma il reddito di cittadinanza, oppure lo sarebbe una fantomatica “flat tax”, o una Quota cento e rotti per le pensioni. Ma lo furono anche le unioni civili, l’assetto delle banche popolari, il 730 precompilato, il canone TV in bolletta, la trasformazione del Senato (bocciata dal referendum), … Tutte riforme, più o meno incidenti, più o meno efficaci, più o meno accettabili e opportune. E allora tutti ugualmente riformist

Ancora consigli non richiesti ...

  Alla fine, il Terzo Polo è nato. Il travaglio (con la minuscola) è stato lungo e tormentato, ma adesso c’è e bisogna farlo crescere bene e in fretta, senza indugi né incertezze. Si tratta della vera e sola novità di queste elezioni, un’offerta politica di cui in molti sentivamo ormai l’urgente necessità. I media, che non amano chi turba i comodi equilibri esistenti, hanno subito iniziato un sommesso cannoneggiamento bipartisan, tutto basato sul  “sopire, troncare, …, troncare, sopire”  di manzoniana memoria. Guai a dare troppa importanza al neonato soggetto, cercarne con certosina dedizione tutte le possibili contraddizioni, sempre fare ironia, il più delle volte grossolana, spesso deridere apertamente, se non addirittura schernire, simbolo, persone, idee e via così. La piccineria di certi giornalisti (non faccio nomi, ma chi masochisticamente segue talk e giornali maggiori sa bene a chi mi riferisco) esplode in tutta la sua creatività: uno spettacolo deprimente, che purtroppo andrà

Lunga la strada ...

  La tanto discussa e contestata decisione di Carlo Calenda di uscire dal patto troppo affrettatamente firmato con il PD e con i suoi irrinunciabili alleati (i perennemente sconfitti e perdenti della sinistra radicale) ha cominciato a fare un po’ di chiarezza. Se ora, come auspicabile, si concretizzerà la nascita del mitico Terzo Polo con lo stesso Calenda, Renzi, Pizzarotti, Moderati, Repubblicani, un altro passo sarà stato compiuto. Verso dove? La méta, ovvia e scontata per chi non disgiunge la politica dal pragmatismo delle cose possibili e concretamente fattibili, è l’unificazione di tutti i riformisti. Mancano ancora (e mancheranno per un po’ …) i riformisti (non pochi) rimasti ingabbiati nel PD ormai a trazione massimalista e lontanissimo dalle originarie intenzioni dei suoi fondatori. Il discorso di Veltroni al Lingotto di Torino nel luglio 2007 è purtroppo stato travolto dalla smania egemonica dei massimalisti, che non hanno saputo e voluto accettare la nascita di un vero parti

Una storia infinita

L’invereconda (e ormai anche tragicamente buffa) gazzarra che si sta svolgendo in questi giorni intorno al PD ed alle sue avventurose alleanze strategiche o elettorali (ma qual è la differenza …?) ha origini molto, ma molto, lontane. Non è, come potrebbe sembrare, frutto della confusione creata dalla inopinata caduta del governo guidato dall’italiano più eccellente, dall’eccezionale stato di crisi internazionale né dalle opprimenti condizioni metereologiche. No, è ben di più, è una specie di saga alla maniera di  Highlander , che si protrae da oltre un secolo. E come ogni saga che si rispetti, non finisce mai. Vi risparmio un compendio storico sulla sinistra dall’inizio del Novecento a oggi, ma lo scontro titanico tra massimalisti e riformisti ha davvero più di cent’anni. Massimalisti, sognatori rivoluzionari, populisti, contro riformisti, miglioristi, progressisti, liberalsocialisti (i soliti  RDLSEPLG+  …), l’un contro l’altro armati e purtroppo sempre pronti a disputarsi all’ultimo

Die Hard

La Treccani così definisce la  “coazione a ripetere” :  tendenza incoercibile a porsi in situazioni penose o dolorose, senza rendersi conto di averle attivamente determinate, né del fatto che si tratta della ripetizione di vecchie esperienze. Insomma,  play it again, Sam!  Fallo di nuovo, sempre uguale, ormai è un tarlo piantato nel cervello … Sto ovviamente parlando della nefasta tendenza all’ammucchiata politica, dello sforzo incoercibile di complicarsi la vita, della patologica incapacità di NON dire mai parole chiare e franche agli elettori e farsi così del male. La ben nota  “sindrome Tafazzi” , insomma. È evidente a tutti che le elezioni del prossimo 25 settembre sono di un’importanza capitale: inutile spendere parole. Dovrebbe essere altrettanto chiaro a tutti che per vincere bisognerebbe presentare agli elettori proposte definite, coerenti, concrete, realizzabili, in sintonia con le esigenze della parte più sana e produttiva del Paese, quella parte che desidererebbe uno svilupp

The Rubber Duck (l'anatra di gomma)

Sostiene il mio amico (e compagno) Sergio Staino che sono un  “maledetto renziano, ma che spesso i "renziani" dicono cose interessanti e molto utili” . Bontà sua, è comunque un raro e pregevole esempio di onestà intellettuale, soprattutto in un momento come questo, quando i rapporti tra l’intera struttura del PD (base e dirigenti) ed il mondo riformista democratico liberalsocialista europeista progressista laico riformista garantista … (la famosa area  RDLSEPLG+ ) sono arrivati ad un livello bassissimo, forse al punto di rottura. Quando leggerete queste righe, probabilmente sarà già chiaro quale assetto avrà assunto la sinistra per competere alle elezioni del 25 settembre. Competere e vincere, chissà, ma più facilmente per competere e perdere, forse onorevolmente, ma non è detto … Fatto sta che molti nodi sembrano essere arrivati al pettine. Rispondendo ad un istinto ormai atavico, il PD tende a raccogliere tutto ciò che si muove alla sua sinistra, con l’ovvia e facile parola

Vota Antonio, vota Antonio ovvero, a fari spenti nella notte ...

Tra meno di due mesi tutto sarà finito … eppure tutto sarà appena cominciato. Inutile strologare su cosa succederà fino ad allora, e dopo. Per la prima volta, in oltre cinquant’anni che faccio il dilettante della politica, se qualcuno mi chiede consiglio su come votare (e qualcuno sempre c’è …), io posso solo rispondere:  “Non lo so” . Mai capitato prima. A due mesi scarsi dal voto. Questo significa qualcosa, o no? Una incredibile serie di eventi, nell’ultima decina d’anni, ci ha portato a questa pazza legislatura, che sta per chiudersi, attraverso ben tre Governi con tre maggioranze diverse: populisti in solitaria, finito al Papeete di tre anni fa, populisti e sinistra, finito con la manifesta incapacità di gestire cose complicate come pandemia e PNRR, fino all’unità nazionale, con a capo il migliore italiano in senso assoluto, e forse sprecato per questa banda di matti. Sprecato sì, perché questo bizzarro Paese a quanto pare odia l’eccellenza, odia i migliori, odia quelli che sanno e

La corsa degli "sgusci"

Per chi non è un cultore di Guerre Stellari è d’obbligo una spiegazione: lo  “sguscio”  ( podracer  in lingua originale) è un fantastico veicolo, sostanzialmente artigianale, che fluttua, corre velocissimo rasoterra e può compiere evoluzioni incredibili, se manovrato da piloti opportunamente dotati, addestrati e soprattutto senza scrupolo alcuno. Gli  sgusci  compaiono nell’ Episodio 1  (cronologicamente è il quarto della serie)  – La minaccia fantasma  e mettono per la prima volta in mostra le eccezionali capacità del giovanissimo futuro Jedi  Anakin Skywalker , che nel seguito della storia, passando al lato oscuro della Forza, diventerà il cattivissimo  Darth Vader. La corsa degli  sgusci  rappresentata nel film è quanto di più violento, scorretto e disastroso si possa immaginare: tutto è concesso pur di arrivare primi (e vivi) al traguardo. Sabotaggi, urti, agguati, scontri ad altissima velocità, esplosioni, un crescendo di suspence fino alla conclusione. Vince Anakin contro un catt

Il riposo di Draghi

Non doveva succedere. È successo. Quello che ogni persona di buon senso auspicava, e riteneva persino possibile (noi poveri illusi!), è stato stravolto da un vorticoso susseguirsi di accadimenti, che hanno portato la crisi alle sue più estreme conseguenze. Chi pensava che, dopo le convulsioni di Conte e i suoi residui patetici cinquestelle, potesse manifestarsi un comune sentimento di reazione positiva e costruttiva per portare a termine un programma e una legislatura, è stato clamorosamente smentito. Come è potuto succedere? Se ne discuterà a lungo nella ormai prossima campagna elettorale, visto che essa scaturisce da questo evento così catastrofico, temuto ma così poco previsto. Qualcuno dirà: ma cosa c’è di così catastrofico in una legislatura, peraltro bizzarra, che si chiude in anticipo? Cosa c’è di bizzarro nell’anticipo di otto mesi di una scadenza che in ogni caso era fissata per la primavera dell’anno prossimo? Non sarà che siamo tutti diventati ipersensibili agli shock, che p

Caro Mario ...

  Caro Mario, in estrema sintesi: ora sei nel ballo (ammesso che il frusto luogo comune possa essere considerato adatto alla situazione …) e non puoi fare altro che continuare a ballare. Scusa la confidenza che mi prendo, ma ho solo cinque anni meno di te, ti stimo da sempre e dal 5 dicembre del 2016 vado ripetendo in ogni sede che solo tu avresti potuto riprendere il cammino di riforme brutalmente interrotto dal disgraziato referendum (veramente, disgraziati sono quelli che hanno brigato in tutti i modi per farlo fallire …). Tu allora guidavi la BCE e l’avresti fatto ancora per quasi altri tre anni, ma a me sembrava chiarissimo che l’Italia non avrebbe potuto rinunciare all’autorevolezza, alla competenza, alla dirittura morale che tu rappresentavi in tutto il globo terracqueo. Ci voleva pazienza, bisognava sapere e volere aspettare, ma era certo che sarebbe arrivato il tuo momento. Dopo quella fatidica data, il Paese è rotolato, prima lentamente, poi vorticosamente, verso uno sprofond