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Di cammelli e traversate ...

  Una domanda serpeggia tra noi drogati di politica (quelli normali  “hanno altro per la testa a cui pensare” …). Quousque tandem  (fino a quando, dunque …, traduco per gli sfortunati che non hanno passato la giovinezza in compagnia di Cicerone) la signora Presidente del Consiglio, onorevole Meloni Giorgia, potrà fare finta di tollerare la scelta evidente del vice Premier, onorevole Salvini Matteo, di sparare indicazioni operative di governo, come se fosse lui il capo e non la sua giovane partner? Soprattutto, “vorrà” la giovane partner sottolineare, più o meno gentilmente, le sue proprie prerogative o lascerà che il truce padano decida lui di cosa si deve parlare sui giornali, che non aspettano altro per sparare titoloni col solo scopo di aizzare, spesso a vuoto, le opposte fazioni, fuori e dentro la maggioranza? Aldilà dei contenuti propalati dal truce padano, come sempre tutti sopra le righe e pensati  “ad usum”  (oggi è la giornata del latino …) dei compiacenti operatori della stam

Miti in crisi

  Oggi in Italia ci sono due istituzioni molto popolari in grandissima crisi: la Juventus ed il Partito Democratico. Non sembri irrispettoso l’accostamento (d’altronde non saprei per quale delle due lo sarebbe …), ma si tratta di crisi profonde, che coinvolgono importanti pezzi di popolo, crisi entrambe seguite a periodi di gloria molto lunghi, anche se non sempre trionfali. Negli ultimi 11 anni la Juventus ha vinto 9 scudetti di seguito, ha disputato due finali di Champions League, perdendole entrambe, ma in più da tra anni non va oltre gli ottavi di finali; quest’anno s’è addirittura fermata prima. In campionato ha 10 punti di distacco dalla testa e ben poche possibilità di recuperarli. Se va bene, lotterà per il quarto posto. Negli ultimi anni ha cambiato allenatori, dirigenti, talora vorticosamente, ovviamente tanti giocatori, ma al momento è evidente che la squadra non riesce a trovare un equilibrio, non ha motivazioni, ha giocatori palesemente logori, forse appagati, che commetto

Per chi suona la campanella ...

  Risuona ancora il tintinnio della campanella che un Mario Draghi visibilmente soddisfatto del suo lavoro (e ne ha ben donde …!) ha passato ad una giustamente emozionata Giorgia Meloni, che forse ancora non crede fino in fondo di essere arrivata dove è arrivata ( chapeau! ), e tutta la politica italiana, volente o nolente, è costretta ad ascoltare. Ascoltare e riflettere. Inutile strologare su quello che farà il Governo: se vorrà cercare di attuare le folli promesse elettorali, provocando sconquassi in Italia ed in Europa, oppure vorrà seguire i saggi consigli che certamente Draghi avrà dispensato alla neo-nominata Presidente e proseguire in una pragmatica via di riforme, seppure interpretate in chiave di destra da personale di destra. Vedremo … Nel frattempo chi si trova (e non per colpa di un destino cinico e baro …) all’opposizione deve fare quello che in un Paese normale fa l’opposizione: vigilare, controproporre, pungolare, e soprattutto prepararsi per la rivincita, che prima o p

War Games

  Non pretendo certo di essere originale se osservo le evidenti analogie tra il Vietnam e l’Ucraina … Sono passati cinquant’anni buoni, ma salta agli occhi la similitudine dei due casi. Una grande potenza invade un (relativamente) piccolo Stato, con lo scopo dichiarato di portarlo sotto la sua sfera di influenza geopolitica, innescando uno scontro con l’altra grande potenza (allora erano solo due …!), che ovviamente non ci sta e interviene nel conflitto, supportando la resistenza delle popolazioni locali, peraltro per niente felici di essere trattate come birilli, a disposizione del potente di turno. Il mondo libero s’indigna e chiede a gran voce il ritiro della potenza invadente ( “Yankee, go home!” ) nonché l’autodeterminazione del popolo invaso. Ho preciso ricordo di innumerevoli, continue, manifestazioni di tutte le forza di sinistra, comunista, socialista, cattolica, liberale, radicale, spesso finite anche a botte con i giovani missini, FUAN, Fronte della Gioventù, strenui difenso

E' stato lui ...!

  A dire il vero, non avrei alcun titolo per occuparmi del titanico sforzo di autocoscienza promosso dalla Direzione del PD qualche giorno fa, se non che, da quello che ho seppur sommariamente percepito dagli ottanta interventi nelle oltre dieci ore di dibattito (più gli interventi preliminari comparsi sui giornali), tutto si è svolto sotto la cappa aleggiante di un convitato di pietra, poco nominato ma comunque continuamente evocato (e maledetto) come causa prima di tutti i problemi che affliggono il Partito da una decina d’anni almeno. Manco a dirlo, il convitato sarebbe l’innominabile, il mai sufficientemente ripudiato, ex-Segretario Matteo Renzi. Sembra proprio un’ossessione ai limiti del patologico quella che ha pervaso la classe dirigente del PD, che per un giorno intero si è cosparsa il capo, e non solo, di cenere per avere permesso la degenerazione del giocattolo originario (già tempestivamente strappato alle non terribili grinfie del Fondatore Walter Veltroni) in sentina di tu

Scacchi e tarocchi

  Ovvero, di Cavalli e di Matti. La nostra politica come una scacchiera, un tavolo da gioco, sul quale si puntano le fiches dello sviluppo (o del tracollo) del Paese. Abbiamo appena vissuto un’altra  “mossa del cavallo” , questa volta eseguita con rara maestria dallo spregiudicato e cinico  “avvocato del popolo” , detto anche  “punto di riferimento fortissimo del progressismo europeo” . Ha meditato a lungo la vendetta, ha maturato il giusto rancore e quindi, in un caldo giorno d’estate, ha sferrato il colpo: durissimo, premeditato, definitivo. E alla fine ha ottenuto l’effetto desiderato: la sua sopravvivenza politica. Cosa farà adesso, lo vedrà in seguito: intanto ha portato a casa più di quattro milioni di voti, qualche decina di parlamentari (64), ma soprattutto la sopravvivenza e la possibilità di dire la sua nel complicato processo di organizzazione dell’opposizione. E tutti dicono che ha vinto lui, malgrado abbia perso sette milioni di voti, ben più della metà di quando aveva rie

Seduto in quel caffè ...

Avrei voluto …, ma invece ho passato due giorni a cercare di spiegare (soprattutto a molti ex-compagni del PD) che piangersi addosso non serve a nulla, e nemmeno prendersela con chi non si è associato alla loro coalizione. La destra ha vinto, non ha stravinto, ma adesso deve governare e un’opposizione seria deve cercare di limitare i danni e proporre alternative fattibili, comprensibili ed efficienti. E deve pure collaborare, casomai la destra proponesse qualcosa di decente e condivisibile, o si parlasse di riforme istituzionali o leggi elettorali, che dovrebbero essere sempre bipartisan. Molti danno consigli al PD ( … si sa che la gente dà buoni consigli, se non può più dare il cattivo esempio … ): Letta vada via, Letta rimanga, parte il toto-nomi, si avanzano le prime candidature, formalizzate davanti alle telecamere dei giornalisti amici, si benedice qualcuno, si maledicono tutti gli altri. Numerosi, ed insospettabili, sono quelli che paradossalmente chiedono al PD di fare quello ch

Dove siamo andati

Il muro c’era, era lì, bene in vista, alto e solido; ciononostante non abbiamo sterzato e ci siamo finiti contro. Le conseguenze le valuteremo presto. Non saranno rosee … Nel frattempo, mentre i cocci ancora volano e chissà come e dove andranno a posarsi, una volta in più dobbiamo confidare in Mattarella per cercare di contenere le conseguenze potenzialmente più drammatiche di questa terribile sbandata elettorale. Non c’è dubbio che il Presidente farà il suo dovere nell’interesse generale (almeno lui …!). Inutile quindi stare a fare troppe previsioni e almanaccare ciò che ci toccherà vivere nelle prossime settimane. Meglio faremmo, tutti noi che crediamo fermamente che esista un’alternativa al becero populismo trionfante, a dedicarci al più presto alla ricostruzione di soggetto politico che abbia idee e forza per sfidare l’onda montante che ci sta travolgendo. Un’onda più grande e pericolosa di quanto può apparire, per il semplice fatto che non solo Meloni coi suoi periclitanti compari

Ma dove stiamo andando?

  Vladimir Putin è in evidente e crescente difficoltà, militare, economica, diplomatica. Ora persino sociale, visto l’esodo in massa e le proteste di piazza che tutti i media hanno registrato dopo l’annuncio della mobilitazione dei riservisti. I suoi presunti alleati (ma lo sono davvero o lo usano come ariete verso l’Occidente?) gli hanno chiaramente detto che non è più tempo di guerra e che questa tragica avventura in Ucraina deve finire. Parlo di Cina e India, mica paesetti, … poco meno della metà della popolazione terrestre. Putin dovrà decidere cosa fare, probabilmente lo farà nella perfetta solitudine dell’autocrate, in base ad imperscrutabili ambizioni imperiali, e purtroppo nessuno può escludere gesti inconsulti, come l’uso della potenza nucleare, in qualche forma. Speriamo nella saggezza almeno dei possessori delle altre due chiavi di armamento dei missili! Credo che tutti gli Stati, grandi e piccoli, stiano preparandosi a scenari di ogni genere, anche i più nefasti. Tutti ci a

Il peso della scheda

  Manca poco ormai: tra meno di una settimana la pianteremo tutti con auspici e previsioni e ci soffermeremo finalmente sui risultati veri di questa ordalia elettorale. Succederà quello che noi tutti (nessuno escluso) avremo voluto far succedere: è il bello (ed il brutto) della democrazia. Quanti italiani voteranno?  Chi non vota sarà ugualmente responsabile del risultato, qualunque esso sia. Nessuno si illuda di tirarsi fuori. Con che spirito andranno a votare?  Incazzato, speranzoso, costruttivo, disperato, scettico, cinico, ... voto di testa, voto di pancia, … Con quanta convinzione?  Quanti pensano che è inutile, che le elezioni non servono a nulla, che le decisioni vengono prese chissà dove, che è impossibile fermare un tracollo ormai irreversibile? Con quanta informazione sulle proposte elettorali?  La quasi totalità dei media di ogni genere, pubblici e privati, ha fornito un servizio francamente indecente, ipocrita, tendenzioso, intellettualmente disonesto, a volte palesemente t