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"Tout va très bien, Madame la Marquise..."

  Tutto procede liscio e senza scosse in questa stanca fine di novembre … Il solito disastro ambientale causato dalla solita presenza di costruzioni abusive laddove dovrebbero esserci solo boschi di contenimento (il condono di Conte, Di Maio e Salvini nel 2018 e la chiusura dell’Unità di Missione “Italia Sicura”, creata dal governo Renzi, dovrebbero da soli bastare a seppellire carriere politiche così nefaste …), il solito sciacallaggio del  “Capitano-che-non-ne-azzecca-più-una”  il quale, pur di dire qualcosa prima degli altri, annuncia morti  “a rampazzo”  come fossero  exit-poll , e poi la solita improntitudine senza vergogna né senso del ridicolo dell’Avvocato del Popolo, che ora rivendica come suo merito i famigerati, sempre irrisi e miserabili 80 euro di Renzi (a cui lui ne aggiunse 20 e adesso Meloni forse altri 10…), e nel contempo sostiene che l’art. 25 del suo decreto su Ischia, intitolato, guarda un po’  (G.U. del 19/11/18) “Definizione delle procedure di condono” , in realt

La Storia siamo noi

  Si dice sempre che la Storia la scrivono i vincitori. Questo vorrebbe dire che le (eventuali) ragioni dei perdenti non sarebbero tenute nella dovuta considerazione quando si tramandano le vicende umane. È indubbio che se, mettiamo il caso, Hitler e il Terzo Reich avessero vinto la seconda guerra mondiale, tutto il dopo sarebbe stato diverso ed anche le analisi storiche sarebbero state altre. Ciononostante, la realtà è ciò che è effettivamente avvenuto e quindi l’esercizio del “se” risulta forse letterariamente interessante ma di sicuro storicamente vano. Lo stesso dicasi per l’eventuale Storia che gli ipotetici vincitori avrebbero potuto scrivere. Hitler e il Terzo Reich hanno perso e noi adesso quella sconfitta analizziamo e giudichiamo. Anche Stalin, con tutta l’esperienza comunista sovietica, ha indubbiamente perso, ma siamo sicuri di analizzare e giudicare questa sconfitta con la stessa forma mentale? Insomma, questi orribili totalitarismi del Novecento sono stati entrambi sconfi

Angioletti o diavoletti?

  Per il giovane (ora non più tanto …) e rampante Massimo Giannini, onnipresente e onnipontificante direttore de La Stampa (e forse prossimo di Repubblica) sono  il Gatto e la Volpe  di collodiana memoria. Per Natalia Aspesi, storica (ultranovantenne) firma della stessa Repubblica e ineguagliabile icona dell’eleganza borghese illuminata e femminista di Milano, sono  Bibì e Bibò , i gemelli terribili di un popolare fumetto d’antan. Non può sfuggire l’evidente opposta accezione dei nomignoli. Un risvolto oscuro e truffaldino nel primo caso, una frizzante allusione alle marachelle impunite dei due discolacci nel secondo caso. Di chi parliamo? Avrete capito che parliamo di  Carlo Calenda  e  Matteo Renzi  (citati in stretto ordine alfabetico) e avrete capito che la loro azione politica può essere, come in effetti avviene, letta in modo diametralmente opposto, pur nell’ambito di quella che dovrebbe essere la sinistra “classica” (qualsiasi cosa ciò possa significare). Dunque, grossolani truf

Si fa presto a dire: "Pace!"

  Le due manifestazioni di sabato scorso a Roma e a Milano mostrano con allarmante chiarezza lo stato di paurosa confusione che regna sovrano, a sinistra, a destra, di qua, di là. Tutte le persone normali aborrono la guerra e desiderano la pace: solo gli squilibrati e i più cinici businessmen del settore possono amare la guerra e aborrire la pace. Ciò detto, evidentemente non abbiamo detto niente perché, aldilà dell’enunciazione generica di principi condivisibili ma del tutto vuoti di significato politico, l’applicazione pratica passa da azioni radicalmente diverse e soprattutto non conciliabili, come dare o meno armamenti, sanzionare ed isolare gli aggressori. Ho già avuto modo di ricordare che negli anni Settanta la pace nel Vietnam significava senza infingimenti il ritiro degli Americani, cosa effettivamente avvenuta nel 1975. Così fu per i Sovietici dall’Afghanistan, o gli Alleati occidentali dall’Iraq. Significava cioè che una parte, l’invasore, doveva cedere e girare i tacchi per

Il gioco si fa duro ...

  Lo so, continuo a non farmi gli affari miei ma, da cittadino riformista che vorrebbe vedere, persino toccare, una reale, ragionevole alternativa a questa destra imperante, non posso non allargare lo sguardo dal mio particolare al più generale stato dell’opposizione. La parte politica che ho scelto, il cosiddetto Terzo Polo (spero che gli venga presto trovato un nome migliore …), si sta attrezzando: con un percorso un po’ “cauteloso”, ma si sta attrezzando. Sono chiari i leader (checché ne dicano i media, interessati solo a seminare zizzania), è chiaro il programma, è ben visibile il gruppo dirigente; non è ancora chiara la forma che assumerà il partito, ma credo che in poche settimane anche questo aspetto sarà definito. Ma il PD? Dov’è il PD? Cosa pensa di fare? Dove vuole andare? Chi lo rappresenta? Possibile che l’unica strada individuata come percorribile sia un iter congressuale che durerà quasi sei mesi, mentre Meloni e Salvini fanno di tutto per lasciare, seppur in modo maldest

Di cammelli e traversate ...

  Una domanda serpeggia tra noi drogati di politica (quelli normali  “hanno altro per la testa a cui pensare” …). Quousque tandem  (fino a quando, dunque …, traduco per gli sfortunati che non hanno passato la giovinezza in compagnia di Cicerone) la signora Presidente del Consiglio, onorevole Meloni Giorgia, potrà fare finta di tollerare la scelta evidente del vice Premier, onorevole Salvini Matteo, di sparare indicazioni operative di governo, come se fosse lui il capo e non la sua giovane partner? Soprattutto, “vorrà” la giovane partner sottolineare, più o meno gentilmente, le sue proprie prerogative o lascerà che il truce padano decida lui di cosa si deve parlare sui giornali, che non aspettano altro per sparare titoloni col solo scopo di aizzare, spesso a vuoto, le opposte fazioni, fuori e dentro la maggioranza? Aldilà dei contenuti propalati dal truce padano, come sempre tutti sopra le righe e pensati  “ad usum”  (oggi è la giornata del latino …) dei compiacenti operatori della stam

Miti in crisi

  Oggi in Italia ci sono due istituzioni molto popolari in grandissima crisi: la Juventus ed il Partito Democratico. Non sembri irrispettoso l’accostamento (d’altronde non saprei per quale delle due lo sarebbe …), ma si tratta di crisi profonde, che coinvolgono importanti pezzi di popolo, crisi entrambe seguite a periodi di gloria molto lunghi, anche se non sempre trionfali. Negli ultimi 11 anni la Juventus ha vinto 9 scudetti di seguito, ha disputato due finali di Champions League, perdendole entrambe, ma in più da tra anni non va oltre gli ottavi di finali; quest’anno s’è addirittura fermata prima. In campionato ha 10 punti di distacco dalla testa e ben poche possibilità di recuperarli. Se va bene, lotterà per il quarto posto. Negli ultimi anni ha cambiato allenatori, dirigenti, talora vorticosamente, ovviamente tanti giocatori, ma al momento è evidente che la squadra non riesce a trovare un equilibrio, non ha motivazioni, ha giocatori palesemente logori, forse appagati, che commetto

Per chi suona la campanella ...

  Risuona ancora il tintinnio della campanella che un Mario Draghi visibilmente soddisfatto del suo lavoro (e ne ha ben donde …!) ha passato ad una giustamente emozionata Giorgia Meloni, che forse ancora non crede fino in fondo di essere arrivata dove è arrivata ( chapeau! ), e tutta la politica italiana, volente o nolente, è costretta ad ascoltare. Ascoltare e riflettere. Inutile strologare su quello che farà il Governo: se vorrà cercare di attuare le folli promesse elettorali, provocando sconquassi in Italia ed in Europa, oppure vorrà seguire i saggi consigli che certamente Draghi avrà dispensato alla neo-nominata Presidente e proseguire in una pragmatica via di riforme, seppure interpretate in chiave di destra da personale di destra. Vedremo … Nel frattempo chi si trova (e non per colpa di un destino cinico e baro …) all’opposizione deve fare quello che in un Paese normale fa l’opposizione: vigilare, controproporre, pungolare, e soprattutto prepararsi per la rivincita, che prima o p

War Games

  Non pretendo certo di essere originale se osservo le evidenti analogie tra il Vietnam e l’Ucraina … Sono passati cinquant’anni buoni, ma salta agli occhi la similitudine dei due casi. Una grande potenza invade un (relativamente) piccolo Stato, con lo scopo dichiarato di portarlo sotto la sua sfera di influenza geopolitica, innescando uno scontro con l’altra grande potenza (allora erano solo due …!), che ovviamente non ci sta e interviene nel conflitto, supportando la resistenza delle popolazioni locali, peraltro per niente felici di essere trattate come birilli, a disposizione del potente di turno. Il mondo libero s’indigna e chiede a gran voce il ritiro della potenza invadente ( “Yankee, go home!” ) nonché l’autodeterminazione del popolo invaso. Ho preciso ricordo di innumerevoli, continue, manifestazioni di tutte le forza di sinistra, comunista, socialista, cattolica, liberale, radicale, spesso finite anche a botte con i giovani missini, FUAN, Fronte della Gioventù, strenui difenso

E' stato lui ...!

  A dire il vero, non avrei alcun titolo per occuparmi del titanico sforzo di autocoscienza promosso dalla Direzione del PD qualche giorno fa, se non che, da quello che ho seppur sommariamente percepito dagli ottanta interventi nelle oltre dieci ore di dibattito (più gli interventi preliminari comparsi sui giornali), tutto si è svolto sotto la cappa aleggiante di un convitato di pietra, poco nominato ma comunque continuamente evocato (e maledetto) come causa prima di tutti i problemi che affliggono il Partito da una decina d’anni almeno. Manco a dirlo, il convitato sarebbe l’innominabile, il mai sufficientemente ripudiato, ex-Segretario Matteo Renzi. Sembra proprio un’ossessione ai limiti del patologico quella che ha pervaso la classe dirigente del PD, che per un giorno intero si è cosparsa il capo, e non solo, di cenere per avere permesso la degenerazione del giocattolo originario (già tempestivamente strappato alle non terribili grinfie del Fondatore Walter Veltroni) in sentina di tu