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M’hanno rimasto solo …

  M’hanno rimasto solo … , come Gassman ne  “L’audace colpo …” . Lui e Pizzarotti, in realtà, ma il Pizza non pare avere proprio  le physique du rôle  della colonna portante di un movimento politico: s’è bruciato tutto nell’inceneritore di Parma anni fa, e da lì non è più venuto fuori. Lui, Carlo Calenda, ovviamente, sdegnoso guarda con sussiego, e da lontano, visto che se n’è andato a Kijev per non mettersi in imbarazzo da solo, questi quattro mentecatti di riformisti, liberali e radicali vari, che si spellano le mani per applaudire il diavolo tentatore Matteo Renzi, che ancora una volta è riuscito a stregarli con i suoi magheggi e la sua dialettica infernale. Se lo conoscessero come lo conosce lui … ma come lo conosce lui? Intimamente? Ah, saperlo …! L’hanno rimasto solo …  dicevamo, visto che forse nemmeno tutta Azione è disponibile a seguirlo nella implacabile  fatwa  contro il demonio di Rignano sull’Arno. Vedremo. Certo è che adesso la responsabilità è tutta sua. Il cerino ce l’h

In gioco c'è il nostro futuro

  La  “sindrome della morte improvvisa”  che, secondo l’incredibile versione di Putin (e infatti nessuno ci crede), ha colpito Aleksej Navalny nel  lager  siberiano dove il regime lo aveva rinchiuso perché non ne uscisse mai più, dovrebbe aiutare anche i più sprovveduti (ma ce ne sono davvero?) a capire definitivamente con chi abbiamo a che fare. E bisogna essere davvero sprovveduti, ai limiti e oltre della dabbenaggine, oppure, con maggiore probabilità, sostenitori, complici o sodali, per rifiutarsi di vedere l’evidente. Eppure c’è chi sfida il ridicolo (ogni riferimento ai leghisti nostrani è puramente casuale …). Gira sulla rete un  collage  di dichiarazioni (e sono tantissime, con video e audio originali) di Salvini, ed anche di Meloni, nelle quali si esaltano le doti di statista di Putin: roba di solo pochissimi anni fa. Fanno rabbrividire … Qualcuno ha paragonato questo ennesimo omicidio al delitto Matteotti, ma non serve andare tanto in là. I regimi dittatoriali eliminano i diss

Poveri eroi dei nostri tempi

  Nomi e numeri alla mano, è stato dimostrato quanto M5S, che in teoria sarebbe fieramente all’opposizione, sia annidato negli organigrammi e nei palinsesti della RAI. Il resto è ovviamente dei Fratelli e della Lega, mentre resistono rimasugli residuali e marginalizzati delle precedenti lottizzazioni del PD. Si dirà, Conte fa come gli altri … peccato che i cinquestelle abbiano costruito la loro fortuna (e la concomitante sfortuna del Paese …) sbraitando contro quel perverso sistema spartitorio, al quale però si sono subito entusiasticamente adeguati, mercanteggiando con i Fratelli le spoglie del servizio pubblico. E dire che in parecchi ci avevano creduto … sembravano così convincenti, genuini, schietti, sinceri, coi loro vaffanculo, i congiuntivi sballati, le frasi fatte e ripetute a macchinetta ( onestà, onestà  …), la presunzione insopportabile che solo la più crassa ignoranza può concepire (perle come  questo lo dice lei …, abbiamo abolito la povertà … ). Mai movimento o partito fu

All'ultimo sangue

  Ormai è chiarissimo: Carlo Calenda ha deciso di portare fino in fondo la sua implacabile guerra personale contro Matteo Renzi e tutti quelli che gli sono intorno (Sansone con tutti i filistei …). Altro che  Bibì e Bibò , come simpaticamente ebbi a descriverli in un fugace momento di ottimismo, neppure un anno fa! Ora siamo ad  Highlander , oppure  I Duellanti , …, roba così. Per motivi ai più imperscrutabili, Calenda ha deciso che Renzi deve essere espulso dal novero dei politici con cui si può fare politica e relegato in castigo per le troppe malefatte commesse. Quali siano queste malefatte a noi non è dato sapere, ma a Calenda devono comunque essere molto chiare: sta verificando il peso dell’operato del Renzi sul cambiamento climatico, ma su tutto il resto non pare avere molti dubbi. Lo descrive più o meno come un  gangster  senza scrupoli, una spia, un losco sensale, uno spietato affarista arricchitosi alle spalle dei cittadini, una pericolosa minaccia alla democrazia italiana, ed

Ce la caveremo?

  La democrazia è una rappresentazione complicata: un vero  kolossal  con molti attori. Ci sono i legislatori, in due pletoriche Camere uguali, i governanti, i magistrati con il loro CSM, i garanti e i controllori, come il Presidente della Repubblica, la Corte Costituzionale e le  Authority , e poi i  media  di ogni genere, i partiti, di maggioranza e di opposizione, i sindacati, il terzo settore, le Regioni, i Comuni, e infine pure i cittadini, che di tutto questo  ambaradan  sarebbero legittimamente i padroni assoluti. Il problema è che i cittadini sono tanti e tutti diversi: non se ne trovano due con la stessa sensibilità verso la cosa pubblica. Per questo servono regole ed organizzazione. E anche un po’ di fiducia nel prossimo, altrimenti il sistema va in difficoltà e non funziona, generando insoddisfazione, se non rabbia incontrollata, nei cittadini. Tutti questi attori sono legittimi portatori di interessi, ma tutti dovrebbero avere l’interesse comune di coordinarsi per mandare a

La carne per domani ...

  Un controverso articolo di Carlin Petrini su “La Stampa”, erroneamente titolato  “La carne sintetica salverà il pianeta” , è stato successivamente corretto e precisato con un lunga intervista allo stesso Petrini, nella quale egli sostiene invece di non essere affatto favorevole all’utilizzo della  carne coltivata  (espressione molto più calzante che  sintetica ) per l’alimentazione umana, per motivi di precauzione, di costi eccessivi, di eccessivo dispendio energetico e in nome della difesa dei piccoli allevatori dallo strapotere delle solite arcigne multinazionali. Petrini però si dichiara convintamente favorevole alla ricerca scientifica nel settore. Meno male. L’argomento è molto controverso e mi dispiace dover rilevare come lo stesso Petrini, che nessuno ringrazierà mai abbastanza per quello che ha fatto per decenni nel campo del cibo, non contribuisca affatto alla corretta definizione dell’argomento. Primo punto: il ruolo delle multinazionali. Essendo aziende orientate al profit

La Sindrome di Stoccolma

  Il Partito Democratico è nato nel 2007. Se ne parlava già da molto tempo prima, ma oggi più o meno tutti concordano nel datarne la nascita al 27 giugno 2007, ovvero il giorno del famoso discorso programmatico di Walter Veltroni al Lingotto di Torino. E già, perché il PD è nato qui in Piemonte, terra di esperimenti, di laboratori, terra di modernità e innovazione, malgrado l’austera apparenza sabauda. La nascita formale fu con le elezioni costituenti del 14 ottobre 2007, cui parteciparono oltre 3,5 milioni di persone, dando una maggioranza schiacciante (oltre il 75%) alla lista di Walter Veltroni, che di lì a poco divenne Segretario. Dopo molti anni di travaglio (con la t minuscola), iniziati come minimo dopo la sconfitta della  “gloriosa macchina da guerra“  di Achille Occhetto nel 1994, finalmente il centrosinistra (senza trattino) riformista, superata la stagione vincente, esaltante, ma poco robusta dell’Ulivo, si riconosceva in un unico grande partito, nato con l’obbiettivo dichia

... altro che faccia ...!

  … ci vuole orecchio … e anche stomaco forte. Ho aperto l’anno patrocinando per l’ennesima volta una causa persa, quella contro l’anonimato sulla rete. L’ho dichiarato subito che era persa in partenza, senza ovviamente prevedere che di lì a breve ci sarebbe scappato il morto. Ma, niente paura, presto parleremo d’altro: guai a disturbare i soloni della rete, coloro che tutto sanno, tutto giudicano, tutto influenzano. I nuovi, veri  maître à penser  del nostro secolo. Nell’altro secolo avevamo Gramsci, Matteotti, Salvemini, Vittorini, Calamandrei, Croce, oppure Togliatti, Nenni, La Malfa, Moro e Berlinguer, citati alla rinfusa, e ce n’erano altri millanta. Ieri abbiamo sentito una sedicente ”esperta” sostenere con incrollabile sicurezza che l’anonimato in rete c’è perché garantisce la resistenza nei regimi dispotici, come se la resistenza (che peraltro purtroppo non si vede né in Russia, né in Cina, né quasi in ogni dove) contasse sui  social , o come se non fossero invece proprio i reg

Ricchi e poveri

  Sempre caro Michele, con la tua Amaca del 14 gennaio ( L’uomo deformato dal denaro , il titolo dice tutto …), partendo da una intervista allo psichiatra Andreoli, hai indirettamente sollevato per l’ennesima volta l’annoso problema se la sinistra possa o meno considerare il diventare ricchi congruente coi propri obbiettivi di giustizia ed uguaglianza. Parliamo di ricchezza ottenuta onestamente, lavorando, inventando, creando, mettendo a disposizione della società il proprio “genio”, osservando le leggi vigenti e nel rispetto della dignità di tutti. Su squali e pirati non ci dovrebbe essere discussione: vanno combattuti e basta. È questo un problema che ritorna ciclicamente, perché si innesta su un dissidio di fondo tra le due componenti storiche della sinistra, quella liberale riformista e quella massimalista di radice cattolico-pauperista, che si combattono fieramente da oltre un secolo, senza trovare composizione e con nefaste conseguenze sull’azione politica conseguente. Porti i co

Guerra e pace

  In questi ormai lunghi mesi trascorsi dal sanguinario  pogrom  di Hamas in Israele ed a proposito della conseguente violenta reazione israeliana, con la caccia spietata ai terroristi, spesso celati dietro scudi umani, non importa se israeliani rapiti nel corso del  raid  o inermi palestinesi, compresi medici e infermieri, si è molto parlato dell’uso della violenza, del diritto di ottenere giustizia, delle modalità di riparazione dei danni subiti, insomma dei conflitti che si generano a partire da un’aggressione. Qualcuno ha anche fatto paralleli arditi con la reazione del cittadino che si fa giustizia da solo nei confronti di un aggressore, ladro o rapinatore che sia. Si dice con pelosa ipocrisia: come si può condannare il famoso tabaccaio, o gioielliere, che si fa giustiziere, e giustificare invece la reazione oggettivamente molto violenta di Israele? Paradossalmente, sia per il sedicente pacifista di sinistra che per il leghista o fratellista d’Italia, non c’è differenza, solo che