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La forza e la ragione

  Ma davvero dobbiamo adattarci a vivere nel caos totale? Davvero il mondo è destinato a sprofondare sempre più nella confusione e nella violenza? Davvero è impossibile auspicare un ordine globale ispirato al rispetto della dignità delle persone, dell’ambiente, orientato all’emancipazione dei popoli, al miglioramento delle condizioni di vita e del benessere di ognuno? Libertà, uguaglianza e solidarietà  sono principi assoluti, ma ormai abbiamo capito che la loro coniugazione non è affatto univoca. Non c’è e non ci può essere un unico modo di intendere l’organizzazione sociale. Ogni pezzo di mondo ha il diritto di elaborare le sue proprie modalità di convivenza e nessuno può e deve imporre i propri modelli a nessun altro. Ho spesso sostenuto che la democrazia, al contrario di quanto pelosamente sostenevano George W. Bush e Dick Cheney, non si esporta, che la democrazia si conquista e, per conquistarla, bisogna desiderarla, assumerla come obbiettivo, bisogna farsene una ragione di vita.

... a volte ritornano

  A vent’anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell’età … (Francesco Guccini – Eskimo, 1978). Correva il 1978, che veniva dopo il 1977 del “movimento”, che veniva dopo il 1968 del Maggio Francese, insomma un periodo che oggi può sembrare lontanissimo, pur se ammantato da un’epica romantica. Chi oggi ha tra i settanta e gli ottant’anni (i maledetti  boomers  …) allora era  giovane davvero  e di  balle per la testa  ne aveva tante. C’era chi manifestava con il libretto rosso di Mao Zedong (allora si scriveva Tse Tung), chi inneggiava all’Albania di Enver Hoxha, chi analizzava pensoso l’esperienza di Pol Pot e dei Khmer Rossi in Cambogia (milioni di morti assassinati), chi riteneva l’URSS di Breznev un’involuzione controrivoluzionaria, chi si accontentava del romantico mito del Che, morto ammazzato da una decina d’anni. Patetiche infatuazioni per quanto di peggio la politica mondiale poteva offrire, come la Storia successiva non avrebbe mancato di dimostrare, oltre ogn

Un brutto discorso

  La guerra è sempre un brutto discorso. Pur essendo l’attività alla quale l’essere umano si è sempre dedicato con maggiore solerzia e puntualità, fin dalle sue lontanissime origini e ben prima che diventasse anche un’industria, alla guerra nessuno dovrebbe mai fare l’abitudine. Purtroppo intere aree del pianeta sono in guerra da sempre, decine o forse centinaia di milioni di persone non hanno mai conosciuto la pace nella loro vita, sono cresciute con la guerra, vivono in uno stato di guerra perenne. Sicuramente a loro sembrerà strana la pace … A noi no. Nel nostro mondo sono ormai pochi quelli che l’ultima guerra mondiale l’hanno vissuta per davvero, presenti e coscienti; tutti gli altri, me compreso, ne hanno solo sentito parlare e vi assicuro che per tutta, tutta la mia infanzia (sono del 1952), non ho sentito altri ricordi dalle persone che avevo intorno che non fossero ricordi, storie, aneddoti collegati alla guerra, anche se era ormai finita da ben quindici anni. D’altronde, allo

Fare chiarezza

  Va be’, in Abruzzo è andata come è andata. Si poteva fare meglio, forse, ma il risultato non è positivo. Ora andiamo avanti. Ma come? Cerco di dirlo in modo molto chiaro: la situazione delle opposizioni è assolutamente insostenibile. Uso il plurale perché le opposizioni oggi sono tante, scollegate e soprattutto irriducibili tra loro. Inutile illudersi: fino a quando non si farà chiarezza su connotati, radici, obbiettivi, strategie, non si andrà da nessuna parte. Inutile pure cianciare di campi larghi, lunghi, giusti, extra-larghi, ristretti, …, tempo perso. Ora le europee sopiranno il problema per un po’ perché permetteranno a tutti di misurarsi singolarmente col proporzionale, ma passeranno anche le europee e in Italia bisognerà ragionare sul futuro, se non vogliamo rimanere nelle mani della destra per vent’anni, come hanno fatto in Inghilterra (ma con una destra più presentabile della nostra). Il PD soprattutto deve fare chiarezza al suo interno. Ci crede davvero in un indistinto c

Cari elettori abruzzesi ...

L’Abruzzo è la mia terra d’origine. Lì ho le mie radici … Niente paura! Non sto scimmiottando il celebre  messaggio-con-la-calza  di Silvio Berlusconi nel 1994. Sto solo enunciando perché oggi vi intrattengo sull’Abruzzo, una ridente (si dice sempre così, anche se c’è poco da ridere…) Regione affacciata sul mare Adriatico, e questo malgrado il suo attuale ma anche aspirante Governatore Marco Marsilio, in una accorata dichiarazione tempo fa, le abbia aggiunto pure lo Ionio ed il Tirreno, così, per fare bella figura (sembra una bufala, ma è proprio vero …). L’Adriatico comunque basta e avanza per renderla una Regione marina, ma anche montana: questo sì. Chi c’è stato sa che in meno di un’ora si passa dalla spiaggia agli oltre 2.000 metri di quota sulla Maiella. Chi non c’è stato, vada a controllare di persona e vedrà che si troverà bene e non se ne pentirà. Fatto lo  spot , passiamo alle cose serie. In questi giorni tutti parlano dell’Abruzzo, Regione di cui normalmente non parla quasi m

I nostri soldi ...

  Mi corre l’obbligo, direi anzi il dovere morale, di dare la massima diffusione ad alcuni dati macroeconomici diffusi da  Luigi Marattin , deputato e responsabile economico di Italia Viva. Parliamo di  spesa pubblica , la fonte è l’ISTAT. Ci si chiede se sia proprio vero che, come sostengono in molti nelle aree populiste associate, l’Italia venga da  “30 anni di austerità/liberismo selvaggio” . Si parte dal 1995, per arrivare agli ultimi dati appena pubblicati, relativi al 2023. La  spesa pubblica  considerata è quella  “corrente primaria” , ovvero la spesa pubblica senza gli investimenti e senza gli interessi sul debito, che sono fuori dal controllo del Governo. Dal 1995 ad oggi, quella spesa è aumentata in termini reali, ovvero scontando l’inflazione, del  76,1% , cioè più del  2,6%  ogni anno, a fronte di una crescita del PIL reale mediamente pari allo  0,7%  annuo. Vale a dire che la  spesa corrente primaria  è aumentata ad una velocità media annua pari a quasi  4 volte  l’aumento

Domande ...

  Si può condannare la Polizia che ha manganellato senza pietà il corteo di ragazzini a Pisa, senza con questo sposare le improbabili tesi del genocidio dei palestinesi, tanto care ai ragazzini stessi ed alle pelose sinistre di tutto il mondo, pronte a dimenticarsi del 7 ottobre? Si può condannare il governo estremista e la politica aggressiva di Netanyahu con i suoi sodali fondamentalisti, senza passare per antisemiti filonazisti e pure sostenitori dei criminali macellai di Hamas? Si può chiedere di armare la resistenza dell’Ucraina contro l’aggressione di Putin senza essere tacciati di bellicismo, di essere guerrafondai, di fare gli interessi delle industrie belliche? Si può solidarizzare con i poliziotti aggrediti da una cinquantina di anarchici a Torino mentre traducevano (quelli veri dicono così…) un conclamato e pluricondannato delinquente, senza per questo diventare un pericoloso fascistoide nostalgico della repressione alla Tambroni? Si può gioire per la sconfitta di un improba

M’hanno rimasto solo …

  M’hanno rimasto solo … , come Gassman ne  “L’audace colpo …” . Lui e Pizzarotti, in realtà, ma il Pizza non pare avere proprio  le physique du rôle  della colonna portante di un movimento politico: s’è bruciato tutto nell’inceneritore di Parma anni fa, e da lì non è più venuto fuori. Lui, Carlo Calenda, ovviamente, sdegnoso guarda con sussiego, e da lontano, visto che se n’è andato a Kijev per non mettersi in imbarazzo da solo, questi quattro mentecatti di riformisti, liberali e radicali vari, che si spellano le mani per applaudire il diavolo tentatore Matteo Renzi, che ancora una volta è riuscito a stregarli con i suoi magheggi e la sua dialettica infernale. Se lo conoscessero come lo conosce lui … ma come lo conosce lui? Intimamente? Ah, saperlo …! L’hanno rimasto solo …  dicevamo, visto che forse nemmeno tutta Azione è disponibile a seguirlo nella implacabile  fatwa  contro il demonio di Rignano sull’Arno. Vedremo. Certo è che adesso la responsabilità è tutta sua. Il cerino ce l’h

In gioco c'è il nostro futuro

  La  “sindrome della morte improvvisa”  che, secondo l’incredibile versione di Putin (e infatti nessuno ci crede), ha colpito Aleksej Navalny nel  lager  siberiano dove il regime lo aveva rinchiuso perché non ne uscisse mai più, dovrebbe aiutare anche i più sprovveduti (ma ce ne sono davvero?) a capire definitivamente con chi abbiamo a che fare. E bisogna essere davvero sprovveduti, ai limiti e oltre della dabbenaggine, oppure, con maggiore probabilità, sostenitori, complici o sodali, per rifiutarsi di vedere l’evidente. Eppure c’è chi sfida il ridicolo (ogni riferimento ai leghisti nostrani è puramente casuale …). Gira sulla rete un  collage  di dichiarazioni (e sono tantissime, con video e audio originali) di Salvini, ed anche di Meloni, nelle quali si esaltano le doti di statista di Putin: roba di solo pochissimi anni fa. Fanno rabbrividire … Qualcuno ha paragonato questo ennesimo omicidio al delitto Matteotti, ma non serve andare tanto in là. I regimi dittatoriali eliminano i diss

Poveri eroi dei nostri tempi

  Nomi e numeri alla mano, è stato dimostrato quanto M5S, che in teoria sarebbe fieramente all’opposizione, sia annidato negli organigrammi e nei palinsesti della RAI. Il resto è ovviamente dei Fratelli e della Lega, mentre resistono rimasugli residuali e marginalizzati delle precedenti lottizzazioni del PD. Si dirà, Conte fa come gli altri … peccato che i cinquestelle abbiano costruito la loro fortuna (e la concomitante sfortuna del Paese …) sbraitando contro quel perverso sistema spartitorio, al quale però si sono subito entusiasticamente adeguati, mercanteggiando con i Fratelli le spoglie del servizio pubblico. E dire che in parecchi ci avevano creduto … sembravano così convincenti, genuini, schietti, sinceri, coi loro vaffanculo, i congiuntivi sballati, le frasi fatte e ripetute a macchinetta ( onestà, onestà  …), la presunzione insopportabile che solo la più crassa ignoranza può concepire (perle come  questo lo dice lei …, abbiamo abolito la povertà … ). Mai movimento o partito fu